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Rubrica Leggerissima: “Insider”, Roberto Saviano faccia a faccia con le organizzazioni criminali

Quattro appuntamenti che raccontano le organizzazioni criminali, quattro storie che rendono un po’ più chiari i meccanismi sotterranei del crimine: “Insider: faccia a faccia con il crimine” è un programma che andrebbe proposto anche a scuola, che andrebbe “studiato”.

E sì perché quando si parla di minacce mafiose, di comportamenti violenti, di scelte di appartenenza senza comprendere davvero che cosa si nasconde dietro tali parole, il passato e il presente della nostra Italia rimangono momenti esterni a noi, ancorati a storie “astratte”, a concetti di cui è bene parlare, ma meglio ancora è starne alla larga e di cui si conosce solo la superficie.

Roberto Saviano, invece, si prende carico ancora una volta di “dire” che cosa c’è dentro il mondo criminale parlando con persone che, per motivi diversi e per lungo tempo, ne hanno fatto parte.

Così lo scrittore intervista la collaboratrice di giustizia Anna Carrino, la testimone di giustizia Piera Aiello, il pentito Giuseppe Misso e, infine, un’agente di polizia infiltrata all’interno di un’organizzazione criminale.

Le ultime due puntate (le prime sono andate in onda sabato 12 e 19 febbraio e sono fruibili su Rai Play) saranno trasmesse il 26 febbraio e il 5 marzo alle 21.45 su Rai3.

Nella prima puntata, Saviano ha incontrato Anna Carrino, la donna che è stata per ben 30 anni la compagna del boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti, lo stesso che ha minacciato di morte il giornalista italiano e che da 16 anni lo costringe a una vita sotto scorta.

Grazie al ricco e prezioso materiale di repertorio, nel programma Saviano ha potuto raccontare fatti concatenati tra loro anche molto lontani nel tempo: omicidi, sparizioni, tradimenti, cambi di potere che disegnano un quadro storico ben preciso, una cultura – quella criminale – con codici e caratteristiche chiare e “in costante evoluzione”.

Nella seconda puntata, a parlare è Piera Aiello, vedova di mafia, una donna ribelle che non si è piegata a Cosa Nostra e ha denunciato gli assassini del marito e i cambiamenti degli equilibri tra vecchi e giovani legati all’arrivo della droga. La storia di Piera è intrecciata anche a quella del giudice Paolo Borsellino (zio Paolo, come lo chiamava lei) che la accompagnò nel suo percorso di testimonianza, e dalla cognata, Rita Atria, la più giovane testimone di giustizia italiana, morta suicida a 17 anni dopo aver appreso della strage di via D’Amelio.

Il prossimo incontro Saviano lo avrà con il boss del Rione Sanità, cioè con colui che fondò uno dei più feroci cartelli criminali di Napoli. Infine il programma si concluderà narrando i fatti da un insolito punto di vista, quello di Maria Monti: la prima agente di polizia italiana sotto copertura.

Di Roberto Saviano che oltre a essere scrittore e giornalista, è anche sceneggiatore, riprendo soltanto due sue frasi, invitandovi a conoscerlo meglio attraverso i lavori che ha realizzato, i premi ricevute, e le scelte professionali e personali.

La prima affermazione riguarda il libro “Gomorra”, l’altra è relativa alle dinamiche di potere ed entrambe sono riportate online da Wikipedia:

«Ad aver dato fastidio alle organizzazioni criminali è il mio lettore, non sono io. Il mio lettore è ciò che loro non vogliono, il fatto che in questo momento ne stiamo parlando, che ne hanno parlato tutti i giornali, che continuano ad uscire libri, che continuano a nascere documentari, è tutto questo che loro non vogliono, è l’attenzione su di loro, sui loro nomi, soprattutto sui loro affari».

E ancora:

«Chi non conosce le dinamiche di potere della camorra spesso crede che uccidere un innocente sia un gesto di terribile ingenuità da parte dei clan perché legittima e amplifica il suo esempio, le sue parole. Errore. Non è mai così. Appena muori in terra di camorra, vieni avvolto da molteplici sospetti, e l’innocenza è un’ipotesi lontana, l’ultima possibile. Sei colpevole sino a prova contraria. La teoria del diritto moderno nella terra dei clan è capovolta.»

Nel 2008, Dario Fo, Michail Gorbačëv, Günter Grass, Rita Levi-Montalcini, Orhan Pamuk e Desmond Tutu, sei premi Nobel, hanno rivolto un appello allo Stato italiano chiedendo che venga fatto qualsiasi sforzo per proteggere Roberto Saviano e sconfiggere la camorra, sottolineando che la criminalità organizzata non è un “problema di polizia” che riguarda soltanto lo scrittore, ma un “problema di democrazia” che riguarda tutti i cittadini liberi. Un appello a cui si sono aggiunti scrittori e autrici, radio, tv, giornali internazionali e che ha raccolto oltre 250mila firme.

Dopo una storia personale così intensa, dopo il successo e i sacrifici, è naturale che Saviano abbia chiesto ad Anna Carrino: “Perché il clan dei Casalesi mi ha condannato?”.

E secondo voi: perché?


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