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Lunedì 5 giugno Carla Bardelli presenta storie di donne, madri, figlie e amanti alla libreria Rebecca

Lunedì 5 giugno alle 18.30 alla libreria indipendente “Rebecca” in via Pantaneto civico 132 a Siena, la
scrittrice senese Carla Bardelli presenta i suoi tre romanzi. Li racconterà insieme a Simona Merlo, giornalista e scrittrice, e alle libraie Assunta Barra e Martina Bisogni, proprietarie della libreria.
Tre libri – “Il suono breve della neve”, “La guerra è femmina”, “Io con i mostri non ci parlo” pubblicati da Effigi editore – che narrano storie di donne, madri, figlie, amanti, in un modo mai banale e con una scrittura trascinante.

Lunedì sarà, quindi, un’occasione per incontrare Carla Bardelli, conoscere il suo percorso di scrittrice e condividere con lei l’amore per i libri. A seguire le sinossi dei libri.

Scheda “Il suono breve della neve”
Quanto può durare una dipendenza affettiva, cosa la scatena e come se ne esce?
Rosa è eccessiva nell’innamorarsi, ha una sensibilità esagerata che le accende memorie e burrasche di pensieri obbligandola a guardare con ansia al futuro. L’uomo che la coinvolge in una passione totalizzante è un soggetto difficile da controllare, sempre pieno di dubbi, facile ai ripensamenti e preda di rimorsi tardivi.
Con lui Rosa sta pericolosamente calpestando tutto ciò che è vivo. Quando imparerà che l’assenza è il contrario dell’amore?
Un incontro fortuito con una ragazza vittima di un uomo incapace di contenere la pulsione distruttrice, scatenerà in Rosa una sorta di reazione nucleare che le farà scoprire sorte e ragione delle sue sofferenze interiori, della debolezza maschile, della presunta forza femminile in grado di sopportare la sopraffazione.
Perché a conti fatti la vita non è solo ciò che accade fuori di noi ma anche ciò che accade nella nostra testa.

Scheda “La guerra è femmina”
Guardo l’estate. Guardo il mare. Guardo l’acqua che si arriccia sulla sabbia e poi si stende a inghiottire le impronte, il frangersi della spuma. Abbandono il mio sguardo competente poco a poco e guardo senza vedere, senza guardare niente. Lascio che i miei occhi vaghino lontano da me, che si perdano nel vuoto dove adesso guardi tu.
Sono sdraiata sul punto esatto in cui ero solita lasciarmi cadere dopo il bagno. Dai due ai dieci anni, ho trascorso l’intero mese di luglio su questo lembo di terra.
Tutto, penso, parte da qui, dal mio rifugio di bambina.

Scheda “Io con i mostri non ci parlo”
A dirci che certi nomi non capitano per caso è il filo rosso, che, correndo lungo il percorso delle vite delle due protagoniste, le definisce e le intreccia. Due donne nate a distanza di molti decenni l’una dall’altra, unite da una parentela lontana e del tutto accidentale, e che si chiamano nello stesso modo.
Le due storie si intersecano e si sviluppano parallelamente. Un incastro di caratteri e episodi declinati secondo due prospettive. Due piani narrativi, e un flusso ininterrotto di alternanza fra il presente e il passato. Accanto alla storia di Caterina, nata agli inizi del ‘900, raccontata in terza persona, si dipana la storia dell’altra Caterina, soggetto narrante, ragazza di oggi. Un modo di stare al mondo in epoche diverse.
Due modi di amare e di essere madri. Due vite agli antipodi o forse no.

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