Grande affluenza per il corso di formazione promosso dal Centro Antiviolenza della Valdelsa “In rete per riconoscere, ascoltare e contrastare la violenza sui minori”.
Il Centro Antiviolenza DonneInsiemeValdelsa, spesso testimone di violenze dirette ed indirette sui minori, ha deciso di intraprendere un corso di formazione gratuito di 35 ore finanziato dal CESVOT e reso possibile grazie ai Comuni valdelsani (Colle di Val d’Elsa, Poggibonsi, Casole d’Elsa, San Gimignano, Radicondoli), al Centro Pari Opportunità e alla Fondazione Territori Sociali Altavaldelsa.
Il percorso formativo, che si svolgerà dal 17 settembre al 15 ottobre presso la Sala Quadri del Comune di Poggibonsi, vuole creare un’occasione di approfondimento della tematica in ottica interdisciplinare. Gli incontri sono destinati a tutte quelle figure professionali che vengono in contatto con i minori e le famiglie e che quindi possono e debbono attuare in un’ottica di prevenzione precoce e tutela del minore. I cinque incontri previsti sono quindi finalizzati ad offrire occasioni di formazione e di aggiornamento che siano delle opportunità di riflessione sulle procedure comuni d’intervento; di condivisione dei linguaggi, delle culture e dei saperi; di individuazione delle risorse e delle opzioni possibili per superare le criticità.
Secondo prestigiosi istituti di ricerca (ad es. Cismai di Milano) in Italia sono quasi 100 mila i bambini e le bambine vittime di maltrattamenti ed abusi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in luce che il maltrattamento durante l’infanzia procura, oltre ai gravi danni di salute mentale e fisica per il minore, anche una spesa rilevante per la società, generando interventi di protezione o cura delle vittime, che si traducono in costi diretti per il bilancio pubblico.
“L’importanza di agire preventivamente per contrastare questo odioso fenomeno è cruciale – dicono gli organizzatori – Come Centro Anti Violenza della Valdelsa riteniamo che le molteplici forme di disagio e di violenza che interessano i bambini e le bambine, anche nel nostro territorio, costituiscano una sfida civile, istituzionale e ‘professionale’ per gli enti pubblici, per i volontari e le volontarie che si occupano di promozione e protezione dell’infanzia e per i professionisti e le professioniste che lavorano in questo campo”.