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Oggi un altro vertice in regione Toscana per parlare del comparto ovicaprino da latte

Mentre a livello nazionale continua, tra molte criticità, la trattativa per trovare una soluzione alla crisi della pastorizia sarda, anche in Toscana si intensificano i lavori per restituire serenità ai pastori ed alle loro famiglie. Oggi nuovo vertice a Firenze per il tavolo di filiera della Regione Toscana con le organizzazioni agricole e cooperative. Il tavolo segue la sottoscrizione del protocollo d’intesa, avvenuta una settimana fa con una dotazione di 2 milioni di euro, per il rilancio del comparto ovi-caprino da latte, attraverso la realizzazione di azioni comuni finalizzate a migliorare l’efficienza dei rapporti tra tutti i soggetti della filiera ovi-caprina toscana. Se a questi si aggiunge un altro milione di euro per prevenzione e danni da predatori, provenienti da risorse del bilancio regionale (assessorati alla sanità e agricoltura) si giunge al totale di 3 milioni di euro dei quali 2,3 milioni destinati agli agricoltori e 700 mila euro serviranno per attività di promozione dei pecorini toscani. Entrando più nel dettaglio ecco come verranno impiegati i 3 milioni:

– 700 mila euro: sostegno alle aziende zootecniche per la perdita di produzione a seguito di attacchi di predatori per le annualità 2017 e 2018, intervento in regime de minimis, volto a compensare la perdita di produzione degli allevamenti che hanno avuto danni indiretti da predatori in questo biennio, rappresentati per oltre il 90% da allevamenti ovini;

– 100 mila euro: sostegno allo smaltimento delle carcasse degli animali morti in azienda, con priorità per gli allevamenti ovi-caprini;

– 100 mila euro: sostegno agli allevatori che mettono a disposizione i propri capi quali “sentinelle” da Blue Tongue;

– 200 mila euro: incentivazione all’acquisto e all’impiego di riproduttori iscritti nei libri genealogici e nei registri anagrafici, con priorità per gli allevamenti ovi-caprini;

– 150 mila euro: valorizzazione delle aree marginali tramite investimenti nelle aziende zootecniche, finalizzati ad una corretta gestione del pascolo, all’utilizzo sostenibile delle risorse e alla conservazione del paesaggio, con priorità per gli allevamenti ovi-caprini;

– 50 mila euro: promozione della partecipazione a momenti di scambio tra allevatori che detengono animali iscritti ai libri genealogici o ai registri anagrafici, intervento volto a favorire il miglioramento del patrimonio genetico degli allevamenti.

– 700 mila euro: promozione dei formaggi ovini a Denominazione di Origine Protetta “Pecorino Toscano DOP” e “Pecorino delle Balze Volterrane DOP”, sia sul mercato nazionale che soprattutto quello estero (paesi UE ed extra UE), da parte dei Consorzi delle DOP e dei caseifici che producono pecorino a marchio DOP. Su questa misura è chiara la posizione di Coldiretti: qualsiasi sostegno deve essere legato ad un rapporto contrattuale che garantisca una equa remunerazione del latte.

– 1 milione di euro per i danni da predatori: 500 mila euro per quelli diretti (uccisione di capi di bestiame) e 500 mila euro in due anni per la lotta al randagismo e per supportare direttamente, attraverso il lavoro di veterinari specializzati, gli allevatori nella difesa degli attacchi da predatori.

“Occorre riconoscere alla Regione Toscana una grande coerenza nel rispondere alle sollecitazioni del comparto del latte ovino A fronte del dilagare della rabbia dei pastori, soprattutto in Sardegna, ma anche in Toscana e Lazio, Coldiretti ritiene questo un primo passo verso la giusta direzione ma non basta – dice Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Per rilanciare il settore ovino da latte in Toscana, oltre al sostegno  dell’intera filiera, anche con la promozione dei formaggi sui mercati internazionali, occorre garantire un adeguata remunerazione a tutti i soggetti a comunicare dagli allevatori”.

“Ci stiamo impegnando con una mobilitazione a tutto campo – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – per definire strategie per portare il prezzo del latte ovino ad un livello equo cioè superiore ai costi di produzione ciò significa arrivare almeno ad un euro per litro di latte pagato ai pastori da parte dei caseifici. Da questo punto di vista si sono apprezzate – aggiunge De Concilio – le aperture venute delle catene distributive che si sono impegnate a riconoscere agli industriali un valore, all’acquisto del pecorino, in grado di assicurare agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro”.

Il comparto ovi-caprino da latte toscano, che si è ridotto in termini di numero di allevamenti del 20% dal 2010 al 2017, conta ad oggi circa 1.000 allevamenti con oltre 324.000 capi ed una produzione stimata di circa 55.000.000 di litri di latte all’anno, corrispondente ad una produzione di formaggio di circa 110.000 quintali.

In Toscana la crisi del comparto è diventata emergenza a seguito delle determinazioni unilaterali assunte da due grandi gruppi industriali che hanno disdettato contratti di fornitura dal gennaio 2019 per cento allevatori, collocati principalmente nella provincia di Grosseto, ma anche in quelle di Pisa, Livorno e Siena lasciando nelle stalle circa 3 milioni e 200 mila litri di latte.

“A fronte di un quadro che si annunciava drammatico per il settore ovino toscano – sottolinea Filippi – è stato forte il pressing di Coldiretti per attivare il tavolo della filiera ovi-caprina da latte, che ha visto la pronta reattività dei caseifici e dei Consorzi di tutela delle denominazioni d’origine protetta dei formaggi, Pecorino toscano Dop e il Consorzio delle Balze Volterranee. Una prima risposta ha portato alla  ricollocazione dell’intera produzione di latte ovino delle aziende presso alcuni caseifici locali”.

“Bisogna lavorare affinché questo piano di rilancio del settore – conclude De Concilio – venga attuato in tempi celeri e in tutte le sue parti, soprattutto riconoscendo un prezzo giusto al valore del latte di pecora, che è premessa indispensabile per dare nuovo impulso alle numerose aziende che rischiano di cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Per giungere a questo risultato bisognerà avere anche il coraggio e la capacità di percorrere strade innovative per individuare un’equa ridistribuzione del valore aggiunto all’interno della filiera, evitando posizioni dominanti a danno delle componenti più deboli: allevatori e consumatori”.

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