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Mps-Fruendo, i sindacati: “Riapriamo il confronto per una soluzione che soddisfi le parti”

La Corte d’appello boccia il passaggio di dipendenti da Mps a Fruendo deciso dalla banca nel 2014. Ieri la conferma della sentenza emessa dal tribunale di Siena del processo contro la banca intestato da 600 dei 1000 dipendenti interessati dal cambio di azienda. “La Fisac da sempre è stata contro quella che noi definiamo un’esternalizzazione forzosa – ha spiegato ai microfoni di ARE il segretario della Fisac Cgil Federico Di Marcello – e le diverse cause vinte dai lavoratori lo hanno confermato. Questa vicenda dimostra per l’ennesima volta che le aziende non possono essere gestite, nè tantomeno risanate, facendo leva sulle divisioni tra i lavoratori e soprattutto facendo scempio dei più elementari diritti del lavoro. La Fisac rinnova il proprio appello alle parti datoriali – Mps e Fruendo – per riaprire un confronto e trovare una soluzione condivisa che soddisfi tutti, perchè ci dispiace che i lavoratori debbano vedersi riconosciuti i diritti in tribunale”. Una sentenza che arriva nel momento in cui la banca sta valutando un piano di rilancio dove sono previsti altri esuberi. Cosa si può fare, al di là delle vicende giudiziarie? “Finora – ha aggiunto Di Marcello – i sindacati aziendali hanno gestito il tutto con il fondo esuberi di settore, che permette il prepensionamento fino a 60 mesi da parte di chi ne ha diritto e contiamo di gerstirlo ancora così. Non credo che la riassunzione di alcuni lavoratori sia un problema. Ricordo che erano 1066 quelli espulsi dalla banca e circa 600 quelli che hanno intrapreso le vie legali. A noi piacerebbe che tutti i lavoratori potessero rientrare in Mps, ma secondo la legge soltanto chi ha fatto ricorso al tribunale può farlo”.