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“Una rubrica leggerissima” – Come la brace in un barbecue, il reattore 4 di Chernobyl

Nelle ultime 24 ore in molti si stanno chiedendo che cosa sta succedendo davvero a Chernobyl, e in effetti le notizie riportate anche da diversi giornali italiani non sono incoraggianti, sottolineando come il risveglio del reattore che esplose il 26 aprile del 1986 potrebbe portare a nuovi incidenti: “Chernobyl, il reattore 4 si è risvegliato”; “Chernobyl, il reattore 4 si è risvegliato: paura nel mondo, riprese le reazioni nucleari”; “Chernobyl: per gli scienziati sono in corso reazioni di fissione in reattore”…

Ma sebbene la situazione sia “irrequieta”, i rischi potenziali non hanno nulla a che vedere con quanto accadde 35 anni fa nella centrale nucleare dell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Ad oggi, il disastro di Černobyl’, insieme a quello di Fukushima del 2011, è il più grave della storia del nucleare civile e l’unico a essere classificato con il settimo livello, cioè con il massimo della scala di catastroficità INES (scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici – International Nuclear and radiological Event Scale).

A spiegare perfettamente ciò che potrebbe succedere se il numero delle reazioni di fissione dovesse ancora aumentare, e quanto lavoro hanno ancora da fare ingegneri e scienziati ucraini è un articolo pubblicato il 5 maggio sulla rivista “Science” – ‘It’s like the embers in a barbecue pit.’ Nuclear reactions are smoldering again at Chernobyl.

Va sottolineato comunque che dal 2016 il reattore 4 è coperto dal cosiddetto grande “sarcofago” (“New Safe Confinement”- NSC), per cui se dovesse verificarsi una nuova esplosione, le polveri radioattive verrebbero contenute all’interno di questa struttura.

Ma quali furono le scelte e gli errori che portarono al disastro nel 1986? “Chernobyl”, una mini-serie televisiva anglo-statunitense del 2019, creata e scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck per HBO e Sky Atlantic, lo ha raccontato in cinque puntate seguendo le donne e gli uomini che si sono sacrificati per salvare l’Europa da un totale disastro nucleare. Le vicende si basano innanzitutto sui resoconti degli abitanti di Pryp”jat’ raccolti da Svetlana Alexievich, premio Nobel per la letteratura, nel suo libro “Preghiera per Černobyl”, e dal saggio di Andrew Leatherbarrow, “Chernobyl 01:23:40”.

Nonostante il disastro passò alla storia con il nome Černobyl’, località a circa 100 km a nord di Kiev, poco distante dal confine con la Bielorussia, e a circa 18 km dall’impianto nucleare, quest’ultimo rientrava nella municipalità d Pryp”jat’ da cui lo separavano soltanto 3 km.

Pryp”jat’, dall’anno della catastrofe, è una città fantasma, mentre a Černobyl’ vivono poco più di 1000 persone.

Simona Merlo

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