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Titolo Mps in salita in borsa. Piccini risponde a Renzi

Pierluigi Piccini

Banca Mps si riaffaccia sul mercato dopo gli stress test ed il piano di salvataggio sperando in un recupero di valore anche in previsione dell’aumento di capitale da 5 miliardi che sarà varato a dicembre. La borsa oggi ha reagito bene, il titolo è in salita, come tutti i bancari e intanto torna d’attualità il dibattito politico sulle scelte fatte in passato dal management e dal mondo politico. E’ il presidente del consiglio Renzi a rinfocolare la polemica attribuendo ai politici del Pd locali e nazionali la responsabilità di quanto accaduto alla banca senese negli anni Duemila. “Su Mps – ha detto in un’intervista a Repubblica -, non prendiamoci in giro: le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi. Da Banca121 in poi certe scelte sono state un suicidio, voluto da una politica impicciona e incapace sia a livello territoriale che nazionale”. Un’accusa a cui replica Pierluigi Piccini ai microfoni di Antenna Radio Esse. “Banca 121 non è stato un errore, insieme alla banca Popolare di Mantova, era all’interno di una strategia che si chiamava ‘polo aggregante federativo che fu creata da Spaventa. Era stata comprata per la multicanalità e non fu mai usata per questo, perchè quando Mussari diventa presidente della Fondazione abbandona questo piano in funzione dell’affare Bnl. La differenza di strategia con Roma era abissale: io puntavo a fare una piazza finanziaria dell’Italia centrale, Roma e il partito fiorentino volevano che Mps si alleasse con la banca romana e dietro questa operazione c’è Giuliano Amato, Fazio, Luigi Berlinguer, D’Alema, cioè quelli che poi hanno gestito la banca fino agli ultimi passaggi. Per questo io fui fatto fuori e nel 2004 espulso dal partito, perchè non avrei mai appoggiato quel progetto. Mussari fa il presidente della Fondazione perchè assicura a Roma di portare a casa l’operazione Bnl. Ci riproverà nel 2006-2007 non riuscendoci e poi fa l’operazione Antonveneta. Altra cosa da dire, all’epoca i rapporti tra la Banca e il partito a Roma li tenevano Carlo Turchi e Stefano Bellaveglia che purtroppo non ci sono più e non potranno chiarire quanto accadde all’epoca. Anche Bellaveglia poi fu silurato perchè ad un certo punto non stava ai giochi, sempre a causa dell’operazione Bnl che lui sosteneva e che invece salta ancora per scontri interni al partito. Sottolineo anche, perchè questo molto spesso sfugge, che nell’operazione Imi-San Paolo, c’è un signore, Botin, che ci rimette 8-9 miliardi di euro: guarda caso poi si farà l’operazione Antonveneta per risarcirlo? Non lo so, nessuno ha mai voluto scrivere questa pagina, fatto sta che negli anni Botin recupera il denaro che aveva perso”.
Come uscirà Banca Mps da questa situazione?
“Non è facile prevedere cosa accadrà adesso, certo non condivido i toni entusiastici che sono stati usati. Se si analizzano i dati della semestrale dovremmo dire che la banca è bloccata, diciamo così per essere generosi, quindi prima di esultare bisognerebbe leggere i numeri. Non è detto che la banca si riprenda, ma certo c’è bisogno di una discontinuità, c’è bisogno che la banca inizi a fare redditività, perchè altrimenti anche i nuovi 5 miliardi saranno assorbiti nel giro di poco tempo. Bisogna essere realisti, la banca non è senese ormai da tempo, quindi non capisco cosa c’è da esultare. Poi prima di esultare bisogna guardare i numeri, non conosciamo il piano industriale, ma certo i dati della semestrale qualche dubbio lo fanno venire”.

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