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“L’enigma sulla scelta del direttore del Santa Maria della Scala”

“La delibera adottata in questi giorni dalla Giunta Comunale, che porterà alla scelta del nuovo direttore del Santa Maria della Scala, è un atto che presenta vari elementi discutibili e contraddittori, i quali peseranno in maniera negativa sulla effettiva soluzione dei gravissimi problemi che fino ad oggi hanno soffocato le effettive potenzialità del grande complesso museale – scrive “Sinistra per Siena, RC, SsM” – Circolo “Città Domani – . Le critiche che noi rivolgiamo riguardano sia il contenuto dell’incarico che le modalità di selezione del soggetto idoneo. In primo luogo si è voluto fare del Direttore un dipendente comunale a tutti gli effetti, che quindi non avrà affatto tutta quella autonomia gestionale da più parti indicata come necessaria. La sua figura rimane ambigua e contraddittoria, anche perché gli viene assegnato anche il compito di “individuare e proporre la forma giuridica finale”, cioè il quesito da 1 milione di dollari a cui da anni l’Amministrazione Comunale non riesce a rispondere – come gli spetterebbe trattandosi di una scelta politica. Inutili evidentemente i dibattiti in Commissione Culturale, i documenti approvati dal Consiglio, il parere chiesto alla Fondazione Monte dei Paschi. Tutto tempo perso e parole al vento! La figura prescelta inoltre non dovrà occuparsi in via esclusiva del Santa Maria (che già sarebbe opera impegnativa), ma anche del Museo Civico e del Museo dell’Acqua, in un delicato equilibrio di competenze con la Direzione Affari Generali, che conserverà la gestione amministrativa e contabile di questi due musei. E’ facile immaginare che si ripeteranno gli esasperanti conflitti fra dirigenti, che già in passato hanno paralizzato la vita delle istituzioni culturali del Comune di Siena. Ma l’aspetto più debole di questa delibera riguarda il metodo di selezione, che si basa sull’ex art. 110 del decreto 267 del 2000, dando per assodato che all’interno del personale del Comune non esistano dipendenti con gli specifici titoli professionali richiesti. Effettivamente figure con la qualifica di dirigente esperto in ambito culturale non ci sono, ma ci sono vari soggetti inquadrati nel livello che consente loro di accedere agli incarichi dirigenziali, che possiedono sia le lauree specifiche che le specializzazioni post laurea attinenti la storia dell’arte e la direzione di musei. Dunque il bando potrebbe essere impugnato e prestarsi a ricorsi che lo bloccherebbero subito. L’ex art. 110 affida la scelta del soggetto idoneo solo al Sindaco – come un incarico fiduciario – e dunque sarà Bruno Valentini a valutare titoli e competenze in materia di storia dell’arte e musei, sulla base di criteri quanto mai labili (“esperienza maturata, attitudine alle funzioni dirigenziali, competenze gestionali, capacità ad operare per obiettivi, rapportarsi ed interpretare le esigenze degli organi di vertice dell’amministrazione”). Ma perché mantenersi così sul generico e non misurare obiettivamente il possesso di lauree specifiche, dottorati, scuole di specializzazione, masters, i requisiti per assumere la direzione di un museo richiesti a livello ministeriale, ed anche – come si fa in tutti gli incarichi di dirigente – il fatto di aver prestato servizio per almeno 5 anni in un’amministrazione pubblica? Perché non si è fatto un normale concorso pubblico con una commissione preparata a valutare i concorrenti, per titoli ed esami? Sono interrogativi giustificati dal modo carbonaro in cui è uscita questa delibera, con allegati difficili da ritrovare nel sito web ed alcuni documenti addirittura criptati. Chiediamo che la selezione pubblica avvenga in maniera più trasparente: che il bando sia divulgato adeguatamente, che non abbia termini di scadenza troppo stretti e che il Sindaco espliciti in maniera argomentata e non generica i criteri adottati per selezionare il candidato più adatto”.

 

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