Robotica e disabilità, un connubio che l’ateneo di Siena ha sviluppato fino a giungere all’invenzione di un sistema che permette di migliorare la vita delle persone che sono state colpite da un Ictus. Il Team di ricerca guidato dal Professore Domenico Prattichizzo del dipartimento di ingegneria in collaborazione con quello delle Neuroscienze ha portato alla creazione di uno strumento indossabile, un sesto dito robotico, studiato ed impiegato per la compensazione delle funzionalità della mano nei pazienti colpiti da ictus in stato cronico. Il recupero della presa della mano paretica permette non solo un miglioramento psicologico ma anche di tipo fisico, perché tale recupero permette di utilizzare nuovamente tutto il braccio rimettendo in funzione l’intero arto.
“Si tratta di un prototipo, ma per la sua realizzazione abbiamo l’appoggio di alcuni finanziatori che permettono di sviluppare la ricerca. In questo caso è stata l’Unione Europea ad inviare i fondi necessari per lo sviluppo del prototipo che viene poi presentato alle aziende per la messa in commercio. Siamo già in contatto con alcune imprese specializzate nel settore delle protesi. Lo snodo principale però è quello relativo alla brevettazione, i brevetti sono già stati depositati, e a questo punto speriamo che le aziende comincino a fare richiesta del nostro prodotto rendendolo disponibile nei negozi specializzati.”
Così il professor Prattichizzo spiega ai nostri microfoni il punto a cui è arrivata la ricerca facendo un appello ai produttori di strumentazioni tecnologiche in campo medico per incentivare la messa in commercio di tali robot pensati appositamente per i pazienti colpiti da Ictus.
“Siena non può competere con le grandi città metropolitane nazionali in campo di innovazione soprattutto se si punta sull’implementazione di qualcosa già esistente. – Prosegue il prof Prattichizzo – Esiste però una chiave che può permettere alla città di farsi promotrice di un’ondata innovatrice. Non si può pensare di sviluppare idee già lanciate da altri paesi, ma Siena deve diventare una fucina di nuove idee che poi dovranno essere appoggiate da altri grandi centri di ricerca. Abbiamo idee in fase di progettazione tanto nel settore medico, per esempio nel campo del parkinson, quanto in quello tecnologiche, per esempio della realtà virtuale. Così potremmo lanciare il nome di Siena nel campo della ricerca.”
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