L’annuncio della Nasa della sera del 22 febbraio ha lasciato molti di stucco, altri perplessi sul significato della nuova scoperta. A chiarirci la portata dell’avvistamento di questi nuovi eso-pianeti (ossia esterni al nostro sistema solare) ci ha pensato il direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Siena, Alessandro Marchini: “Siamo di fronte a una grande scoperta in un campo ancora inesplorato, se si pensa che il primo avvistamento di un eso-pianeta è avvenuto soltanto nel 1995. Nel giro di 20 anni ci sono stati dei progressi tali da permetterci di dire con certezza che esistono pianeti simili alla nostra Terra in una zona di abitabilità, in cui è possibile che si trovi acqua allo stato liquido, elemento imprescindibile per dare origine a qualsiasi forma di vita”. Il sistema planetario era stato individuato nel 2016 e per ora sappiamo che è formato da una nana rossa chiamata Trappist-1, una stella di piccole dimensioni e relativamente fredda, e altri 7 pianeti, 3 dei quali orbitanti in questa fascia di abitabilità. Il tutto è situato a circa 39 anni luce dal nostro sistema solare, distanze ancora proibitive per un’eventuale esplorazione spaziale, ma sufficienti per permetterci di studiare il particolare comportamento di questi corpi celesti e perché no, di sognare viaggi futuri.
Marchini: “Finalmente ci sono le prove dell’esistenza di altri mondi simili al nostro”
23 Febbraio 2017
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