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Rubrica Leggerissima: “Il lato positivo”, un libro sulla follia e l’amore

Lo scrittore Matthew Quick è nato nel New Jersey, il 23 ottobre 1973. Non parlerò di tutti i suoi lavori, ma del primo romanzo “L’orlo argenteo delle nuvole”, in inglese “The Silver Linings Playbook”, pubblicato nel 2008, diventato in breve tempo un bestseller tradotto in oltre 30 lingue, nelle ristampe di Tea libri viene definito “una commedia dolceamara che parla d’amore e di follia”.

Dal romanzo David O. Russell ha realizzato nel 2012 l’omonimo film, interpretato da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, la quale ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista ai Premi del 2013 (il film aveva ricevuto ben otto Nomination).

In italiano il titolo del film che poi è diventato anche quello del libro è “Il lato positivo”.

Che cosa ci racconta Quick?

Al centro della trama ci sono le scelte e i ragionamenti di cui il protagonista Pat Peoples ci informa in prima persona.

Pat ha un solo obiettivo: ricongiungersi con sua moglie Nikki. Per riuscire a farlo vuole tornare in forma fisicamente e diventare stabile emotivamente esercitandosi “ad essere gentile, invece che ad aver ragione”.

Già perché Pat ha vissuto un lungo periodo in una clinica psichiatrica che chiama “il postaccio”, di cui ricorda molti dettagli, ma non l’effettivo numero di anni passati lì dentro. Così come non ricorda il motivo della separazione dalla moglie e di tutta la rabbia che ha compressa nel corpo.

Tornato a casa, deciso a migliorare la sua vita, si dedica all’attività fisica e alla lettura di tutti i libri consigliati da Nikki (faceva l’insegnante di inglese) e a poco a poco incontra i suoi vecchi amici, segue di nuovo con passione gli Eagles di Philadelphia e cerca un appiglio per arrivare a Nikki, per ricongiungersi con sua moglie.

Non ancora pronto ad affrontare la verità da cui tutti, familiari e persone vicine, cercano di proteggerlo, Pat rivolge il suo sguardo incantato alle nuvole, a Dio, alla ricerca del bello.

In modo deciso ma un po’ confuso, vuole il suo happy ending, proprio come quando al cinema il pubblico aspetta il lieto fine che arriva puntuale, Pat è convinto che il suo film finirà alla grande.

Ci vorrà l’intero sviluppo della storia per far sì che si renda conto della verità.

Accanto a lui, Tiffany la co-protagonista che la società definisce “fuori di testa”, Ronnie il suo migliore amico sposato con Veronica, la sorella di Tiffany; lo psicoterapeuta il dottor Cliff Patel, grande tifoso degli Eagles; il padre, un ossessivo-compulsivo il cui umore varia a seconda di come finiscono le partite della sua squadra del cuore (nemmeno a dirlo: sempre gli Eagles!); la madre, il fratello e Danny, il suo amico di colore presente nel “postaccio”, punto di svolta di una situazione in cui un po’ inconsapevolmente si era ritrovato Pat.

Il focus del libro, a mio parere, è sul concetto di “persone sane”: dalle descrizioni dei personaggi nessuno lo è fino in fondo, ma i “matti” per la società sono soltanto Pat e Tiffany perché hanno reagito al dolore in modo “non consono”.

Persone additate come mostri, incapaci di razionalizzare con la stessa velocità di familiari e amici, che però hanno dei sogni, delle aspirazioni verso le quali tendere. Che inseguono segni positivi come i raggi del sole dietro le nuvole perché ne hanno bisogno. Hanno bisogno di sentire che dentro il loro cuore e la loro testa ci sia posto per un nuovo modo di sentire e di proiettarsi verso il domani

Quando si perde l’equilibrio, siamo tutti deboli e potenzialmente mostri.

Pazzia – definizione della Treccani: “Nel linguaggio com., qualsiasi forma di alterazione, persistente o temporanea, delle facoltà mentali (è termine raro nel linguaggio scient., dove si parla invece di infermità o malattia mentale, o più specificamente di psicosi, psicopatia, ecc.).


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