17 ex barbareschi, uno per ciascuna contrada, hanno scritto una lettera al sindaco di Siena preoccupati per i possibili stravolgimenti causa Covid che arriverebbero a snaturare il Palio. “Certe limitazioni di cui si è sentito parlare affinchè le istituzioni preposte possano acconsentire al ritorno nel Campo lasciano alquanto perplessi – si legge nel documento – è noto infatti che il Palio di Siena non è un “paliotto” qualsiasi, né tantomeno una delle innumerevoli rievocazioni storico-folkloristiche allestite nel nostro paese a beneficio di turisti, bensì una “festa di popolo. Ecco allora che contingentare la partecipazione dei contradaioli e delle persone in genere nei giorni del Palio e nei suoi momenti topici non lo renderebbe più tale”.
“Il Palio – scrivono gli ex barbareschi – non è fatto solo di rumori, di colori e di suoni ma è fatto anche di incontenibili abbracci nel momento del trionfo, di lacrime versate stretti assieme per una sconfitta dei propri colori, di libero sfogo al giubilo più sfrenato, di bambini che gomito a gomito danno la stura alla loro senesità agitando dal palco il proprio fazzoletto. Siamo dunque del parere che non ci si debba arrendere all’ineluttabilità del “niente sarà come prima” ed auspichiamo che, appena possibile, si possa tornare a correre il Palio esattamente così come lo conosciamo da generazioni. Detto con altre parole, in noi esiste il timore che, com’è avvenuto nei precedenti casi di modifiche del Palio (peraltro finora condivisibili), queste divengano poi la regola”.