Dal 9 giugno scorso, sulla piattaforma Netflix, è possibile gustare l’ultimo lavoro di Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo”, la sua seconda serie animata che, dal punto di vista dell’analisi politica italiana (ma non solo), è molto più “irritante” poiché stimola l’osservazione dei personaggi da una prospettiva non convenzionale, anzi direi piuttosto stridente.
Nei nuovi sei episodi, lo spettatore è immerso nella vita del solito Zero che deve fronteggiare tutte le imprevedibili sfaccettature di una realtà a dir poco “strana”, a partire dal ritorno nel quartiere di Cesare, un suo vecchio amico, che rappresenta il fulcro da cui si irradiano le sue mille riflessioni e paranoie contraddittorie.
Attraverso i ricordi, noi conosciamo un po’ più nel profondo non solo Cesare, ma anche gli altri amici/personaggi e le loro storie. In fondo tutti sono cambiati, si sono dovuti adattare o hanno “subito” il proprio percorso e le conseguenze di scelte altrui, anche Zero.
Con Cesare, poi, le divergenze sono profonde e la tensione che via via aumenta tra i due si trasforma nella necessità, tutta maschile, di nascondere le proprie emozioni e di negare difficoltà e dubbi. Sempre.
È facile perdersi leggendo Zerocalcare o guardando le sue due serie animate. È facile perché sai di far parte dei suoi racconti. La generazione di cui parla Zero è la nostra, siamo noi. Quando percepisci il suo spaesamento o l’incapacità di reagire adeguatamente ad alcune situazioni è come se ti stessi guardando allo specchio, e in fondo sai che quanto stai vedendo corrisponde alla verità. A una delle tante, certo. E magari, a volte, non ti piace.
Alla tua “verità” di quarant’anni, alla malinconia, alla solitudine, alla difficoltà di smontare pregiudizi interni ed esterni a te, al senso di responsabilità di ognuno. Più degli altri, poi, il ruolo degli artisti: la nostra contemporaneità ha bisogno che almeno loro prendano posizione. Persino il silenzio equivale ad assecondare o a schierarsi. Ed è questo che ci mostra Zerocalcare.
Toccando per un momento la parte leggera e ironica della serie, quante citazioni e riferimenti ci sono nei suoi lavori? I collegamenti ad altri lavori Netflix come “Stranger Things” o “Bridgerton” ad esempio. E poi le battute del mitico Armadillo con la voce di Valerio Mastandrea (un altro mito) che rivedrei centinaia di volte perché sono davvero esilaranti.
Ecco, in generale, posso sostenere che Zerocalcare sorprende sempre e tutti grazie alla sua capacità di creare una struttura narrativa che ha una forza trascinante incredibile e alle due dimensioni, quella impegnata e quella del cazzeggio totale, che riesce a intrecciare magistralmente con l’obiettivo di svelare la vita dentro la società per quello che è: un gran caos.
Simona Merlo
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