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Rubrica Leggerissima: “Il Santone – #lepiubellefrasidiOscio”

Contro il caldo opprimente di questi mesi estivi, a parte il mare, i gelati e i cocktail con ghiaccio, un certo sollievo si può ricevere anche da serie tv e libri leggeri e allegri.

Non è facile “far sorridere”, spesso le proposte sono banali e noiose, ma qualche volta l’originalità ti travolge e sta tutta “nel modo” in cui situazioni assurde, persino già viste, vengono “interpretate”.

L’ultima serie per la TV che ha accompagnato pezzi saltellanti delle mie giornate e mi ha fatto sorridere già dal titolo è tutta un programma: “Il Santone – #lepiùbellefrasidiOscio” con la regia di Laura Muscardin (2022).

La storia è quella di un “normalissimo” antennista di Centocelle (Roma) Enzo Baroni che scompare all’improvviso. Sta via mesi e quando torna, non solo non si ricorda niente, ma indossa un “mundu” indiano, ha la barba lunga e non soffre più di gastrite!

Per quasi tutte le dieci puntate della prima stagione, nessuno è a conoscenza di quanto gli sia accaduto. Solo una cosa è certa: questa sua nuova aria serafica lo rende magnetico. I vicini di casa, gli amici, i nemici, tutti insomma, rimangono stregati dal suo modo di parlare e di affrontare la vita.

Baroni Enzo, com’è solito presentarsi, attira persino l’attenzione di un’agente televisiva (Rossella Brescia nei panni di Jacqueline Bonnet) che ha in mente un piano ben preciso: trasformare Enzo nel “Santone di Centocelle” o come lo chiamano nel quartiere in Oscio.

Il protagonista è interpretato da Neri Marcorè, attore, doppiatore, conduttore televisivo e radiofonico, imitatore e cantante italiano, e non so voi, ma la sua presenza è per me sinonimo di qualità e divertimento. Al suo fianco, Carlotta Natoli nel ruolo della moglie Teresa: anche lei un’attrice di spessore, bravissima, che spazia dal teatro al cinema, passando per film e fiction per la televisione. Teresa è l’unica, insieme alla figlia adolescente, non proprio convinta della trasformazione del marito. Mentre i suoi sentimenti sono altalenanti, quelli della figlia Novella (Beatrice De Mei, presente nella serie “Un professore”) sono proprio arrabbiati e di distacco: per lei, ribelle alternativa, il padre non solo le ha abbandonate, ma con quella “tunica” e quel nuovo modo di fare è insopportabile. Le sembra una “nullità”.

La serie, disponibile su RaiPlay, prodotta da StandbyMe in collaborazione con RaiFiction, nasce dal fenomeno social “Le più belle frasi di Osho”. Il suo “creatore”, Federico Palmaroli, è anche autore della serie dove “Osho” diventa appunto “Oscio”: una scelta fatta per differenziare le due idee e i rispettivi personaggi.

La comicità, le gag della coppia protagonista, le battute ironiche, le espressioni in romano fanno parte di un’analisi graffiante della società com’è oggi.

L’obiettivo della serie è probabilmente quello di evidenziare, attraverso la satira, la superficialità e la velocità con cui cambiamo opinioni e convinzioni.

In una società sempre più volubile, il desiderio di popolarità offusca la visione di chi siamo davvero, e la forza dei social ci spinge a trovare punti di riferimento in persone e/o situazioni a cui, senza gli elementi totalizzanti di fama e viralità, non avremmo mai rivolto un briciolo della nostra attenzione.

E come dice Enzo: “Ciò che non ti uccide, te rompe (comunque) li cojioni”.


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