Il Monte dei Paschi esce con le ossa rotte dall’aumento di capitale e si riaffida al Tesoro per uscire dalla crisi. Sarà appunto l’intervento pubblico annunciato dal ministro Padoan a portare denari freschi nelle casse e in definitiva la banca torna pubblica dopo il tentativo di privatizzazione oggi dichiarato fallito. Lo ha spiegato ai microfoni di Are Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena, che proprio nel ’93 quando si parlava di spa, era a capo dell’amministrazione comunale. “Chiedemmo alcuni pareri sull’opportunità della Spa ad illustri economisti sia come Comune che Provincia, erano però divergenti e portarono ad una spaccatura della città. Ci furono pressioni, addirittura Fazio, allora governatore della Banca d’Italia, mi minacciò di mettere la banca sotto un attacco feroce da parte degli ispettori e non avrebbe aiutato la Banca a crescere. In queste condizioni noi facemmo la trasformazione in società per azioni e fu uno scontro durissimo, che purtroppo i senesi dimenticano”.
Piccini nella lunga intervista ha parlato poi delle acquisizioni che spesso vengono citate come dannose per i conti della banca, spiegando le differenze nelle acquisizioni di Banca 121, Mantovana e Antonveneta. “La Banca 121 fu comprata dalla Banca non dalla Fondazione e fu un’operazione da 1 miliardo di euro, per Antonveneta ne sono stati sborsati 17,5, la maggior parte dalla Fondazione
Ma l’errore maggiore per Piccini è stata la scelta delle persone chiamate a dirigere la banca. “La trasformazione non è mai avvenuta, dalle nomine fatte dal Tesoro si è passati a quelle fatte dagli enti locali, sono diventate uno strumento di potere della politica”.
Piccini su Mps: “Torna il Tesoro dopo anni di errori”
