Grande successo questo pomeriggio presso l’Aula Magna del Presidio Mattioli per l’incontro dal titolo “Cara Giulia”, un momento di riflessione e confronto con Gino Cecchettin, padre di Giulia, che ha dialogato con le giovani e i giovani delle Contrade ed i tanti intervenuti. L’incontro è stato organizzato dalla Contrada della Torre in collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin
La conversazione è stata moderata da Irene Biemmi, componente del comitato scientifico della Fondazione Giulia Cecchettin, da anni impegnata nei temi dell’educazione alla parità di genere e della prevenzione della violenza sulle donne.
“Cara Giulia” si inserisce nel quadro delle iniziative volte a promuovere, soprattutto tra le nuove generazioni, una cultura del rispetto, della responsabilità affettiva e della cittadinanza attiva.
L’evento si è svolto con il patrocinio del Comune di Siena, dell’Università di Siena, dell’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, e dell’Azienda ospedaliera senese.
La Fondazione Giulia Cecchettin nasce da un dolore immenso trasformato in impegno concreto. Giulia era una giovane donna piena di sogni, talento e sensibilità. Credeva nell’importanza dell’ascolto, della gentilezza e del rispetto reciproco. Il 2023 ha segnato la sua scomparsa a causa di una violenza che non avrebbe mai dovuto esistere. Da quel momento, la sua memoria è diventata una responsabilità collettiva: fare in modo che nessun’altra donna debba subire ciò che lei ha subito.
Dopo la tragedia, la famiglia di Giulia ha sentito il bisogno di dare un senso alla perdita, trasformandola in un’azione concreta per il cambiamento. Così è nata la Fondazione Giulia Cecchettin, un luogo in cui il ricordo di Giulia si unisce alla volontà di costruire un futuro diverso.
La Fondazione opera per:
-Prevenire la violenza di genere attraverso percorsi educativi nelle scuole e nelle università.
-Sensibilizzare la società affinché si riconoscano e si contrastino le radici della violenza.
-Sostenere chi ha bisogno offrendo strumenti di aiuto a chi è in difficoltà.
-Promuovere il cambiamento culturale, perché solo attraverso un’educazione basata sul rispetto e l’uguaglianza si può costruire una società libera dalla violenza.
La Fondazione non è solo un atto di memoria, ma un progetto di speranza. Non ci fermiamo alla denuncia del problema, ma lavoriamo per offrire soluzioni concrete, affinché il ricordo di Giulia possa essere un motore di trasformazione. Ogni passo che facciamo è un passo per lei. E per tutte le donne che meritano di vivere libere, senza paura.
Insieme, possiamo cambiare le cose.