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Una Rubrica Leggerissima: “Le sorelle Macaluso” e la spietatezza della realtà

Uno spettatore attento riconosce il tocco della sensibilità teatrale nascosta tra le immagini che si susseguono durante lo sviluppo di un film: percepisce la ricercatezza dei gesti, le espressioni tenute a lungo sui volti, una staticità che tuttavia non è sinonimo di lentezza.
“Le sorelle Macaluso”, film diretto e co-sceneggiato dalla regista palermitana, attrice teatrale e drammaturga Emma Dante, racconta perfettamente di come “le sensazioni che il teatro riesce a scatenare” possano essere trasportate e adattate su pellicola.
“Le sorelle Macaluso” è un pugno allo stomaco, almeno lo è stato per me; il film narra la vita di cinque sorelle (nella finzione teatrale erano sette) – Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella – dall’infanzia e adolescenza fino alla vecchiaia. Vivono da sole all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo, allevando colombe “da cerimonia”.
Le storie delle protagoniste, come le rispettive personalità, sono legate tra loro dalla condivisione della casa: una casa malmessa, vecchia, che non verrà mai riparata ma che è custode di tutti i loro ricordi e di un dramma: la morte di Antonella, la più piccola.
I sogni delle quattro ragazze si infrangono, le aspirazioni trovano il muro ostile di cosa offre la realtà e l’allegria, la spensieratezza della giovinezza, non esisterà più nella sua totalità. Chi guarda il film respira angoscia ma, nonostante sentimenti che potremmo definire “disturbanti”, la forza attrattiva de “Le sorelle Macaluso” resta e imprigiona gli sguardi.
Emma Dante sceglie da sempre di “rappresentare” la classe popolare e la miseria sociale e lo fa descrivendo corpi per lo più femminili e spazi potenti e crudi al contempo, e ne ricerca i dettagli, le linee, la rudezza. Attraverso gli oggetti regala la sua visione dell’esistenza, anche pezzi di speranza come il rossetto di Pinuccia, i “piatti del servizio buono in cui anche i piccioni devono mangiare”; la musica della colonna sonora, la vista del mare.
In bilico tra vita e morte, tra sensi di colpa e desideri, con un sottofondo carico di dolore e di rabbia si snoda così la trama “imperfetta” del film, della vita delle protagoniste, e della casa il cui ruolo in fondo è doppio: da collante affettivo e da limite alla piena libertà.

Oltre al film presente su varie piattaforme, è possibile vedere la rappresentazione teatrale de “Le sorelle Macaluso” del 2014 (una storia quindi dal lungo passato) su Rai Play: per chi ha voglia di trovare differenze e punti di forza tra i due registri creativi utilizzati da Emma Dante.

a cura di Simona Merlo

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