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“Il reparto Ostetricia-Ginecologia ha subito già abbastanza danni da medici obiettori di coscienza”

Obiettori di coscienza negli ospedali, a Siena c’è chi dice”NO”. Si tratta di donne facenti parte del Coordinamento “Non una di meno”, che in questi giorni stanno alzando la voce. Non si tratta di accanimento nei confronti di tutti i medici obiettori di coscienza, ma di una opposizione circoscritta alla nomina di un primario che lo sia.  Il discorso riguarda principalmente la politica ospedaliera, poiché la scelta di un primario obiettore di coscienza comporta delle conseguenze sul modo di intervenire in reparti importanti, soprattutto quello di Ostetricia e Ginecologia. Già un mese fa l’ associazione aveva scritto una lettera alla direzione dell’Azienda Ospedaliera e al Rettore in cui si chiedeva, a seguito delle dimissioni del vecchio primario Petraglia, obiettore di coscienza, di tenere presente per la nomina futura il fatto che negli anni la direzione di Petraglia aveva causato nell’applicazione della legge 194 sull’aborto delle problematiche: a Siena per esempio l’unico tipo di aborto eseguito è quello chirurgico; l’aborto tramite pillola, molto meno invasivo per la donna, non viene ancora praticato a causa della politica ospedaliera in linea con i principi morali del primario. Il Coordinamento ha inoltre raccolto tantissime firme tra la cittadinanza a sostegno della nomina di un direttore non obiettore di coscienza per la Clinica di Ostetricia e Ginecologia, e per questo ha richiesto un incontro con la Direzione dell’AOUS, il Rettore e il Sindaco Bruno Valentini.

Ne abbiamo parlato stamani in diretta ad Antenna Radio Esse con Samantha Tufariello dell’associazione “Non una di meno”: ” A Siena non viene data la pillola abortiva nonostante sia stata la stessa Regione Toscana a raccomandarne l’uso. Noi chiediamo che laddove si debba decidere un primario si debba tenere conto anche di questo perché già per troppi anni la clinica di Siena è stata in mano ad un obiettore e questo l’ha influenzata. Noi facciamo rilevare questo, e lo possiamo fare perché siamo delle cittadine, e in quanto donne abbiamo diritto di parola sulla loro salute”.

Per ascoltare l’intervista intera:

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