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Siena, lo scorso anno 177 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza provinciali

Provincia di Siena e Comuni insieme per dire no alla violenza contro le donne. Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, drappi rossi in tutti i Comuni, dipendenti con indosso un fiocco rosso e scarpe rosse, posizionate come elementi d’inciampo per chi passa per invitare alla riflessione. Queste le iniziative illustrate dalla consigliera Giulia Periccioli e Lucia Secchi Tarugi, Consigliera provinciale di parità con la performance teatrale dell’attrice Silvia Priscilla Bruni nella sala dell’Aurora.

Nel 2021, in provincia di Siena, 177 donne si sono rivolte ai quattro centri antiviolenza, di queste il 65% sono italiane e il 35% straniere. La media regionale invece restituisce un numero più elevato di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza: 72% italiane e 28% straniere.

Per quanto riguarda l’età, il 56% è rappresentato da donne tra i 30 e i 49 anni, in particolare sono il 25% le donne tra i 30-39 anni e il 31% le donne tra i 40 e i 49 anni.  Il 18% è costituito dalle donne tra i 50 e i 59 anni, il 13% dalle ragazze tra i 16 e 29 anni (a livello regionale la percentuale in questa fascia è del 19%), mentre il 9% appartengono alla fascia di età 60-69 anni e il 4% sono le ultra 70enni.

Le violenze subite sono varie: la più riferita è la violenza psicologica (157 su 177), seguita da quella fisica (ben 111 su 177) e da quella economica (75 su 177), seguono minaccia, stalking, altra violenza sessuale, stupro e tentato stupro. Nel territorio provinciale senese non sono stati riferiti episodi di matrimonio forzato, aborto forzato o tratta. Da notare che la violenza economica, che a Siena viene riferita dal 42% delle donne, a livello regionale è invece riferita nel 26% dei casi.

Gli autori di violenza sono per il 40% il coniuge, nel 15% dei casi l’ex convivente, nel 10% l’attuale convivente, nel 7% l’ex coniuge, nel 4% l’ex fidanzato, nel 3% dei casi il fidanzato e nel 2% l’amante. Ci sono poi in casi in cui non ci sia o non ci sia stata una relazione amorosa, ma comunque è presente un rapporto di parentela, come nel caso del figlio, che è l’autore di violenza nel 5% dei casi, mentre fratello o sorella e padre nell’1%, altro parente nel 2% dei casi.

Meno frequenti, ma comunque riferiti dalle vittime di violenza i casi in cui l’autore di violenza è un conoscente (3,5%), uno sconosciuto (3%), un amico, il vicino di casa o il datore di lavoro (1%), un collega (0,6%).

I servizi richiesti ai centri Antiviolenza sono stati, nell’ordine: ascolto (87%), accoglienza (60%), supporto e consulenza legale (35%), supporto e consulenza psicologica (22%), orientamento e accompagnamento ad altri servizi (22%), sostegno all’autonomia (10%), pronto intervento e messa in sicurezza fisica (protezione/inserimento in casa rifugio) (8%), orientamento lavorativo (7%). Infine, il supporto sociale o educativo (5%), il supporto e consulenza alloggiativa (4%), il percorso di allontanamento (3%), il supporto per i figli minorenni (3%), il sostegno alla genitorialità (2%), l’assistenza sanitaria (1%).

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