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Scoperto il “Cristo deposto” di Francesco di Giorgio. Il Fai restaura la scultura

Per le sue originali creazioni Francesco di Giorgio è il maestro che fra gli scultori del secondo Quattrocento a Siena si ricorda come il più sensibile e acuto indagatore delle opere del grande Donatello e dello stile del proprio maestro Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta. Pur tenendosi in linea con questi condizionanti precedenti, al netto delle testimonianze superstiti le sue esperienze nel campo della scultura sono oggi purtroppo assai rare. Tuttavia, con la sua abilità nello scolpire il marmo, nell’intagliare il legno, nel plasmare la terra e nel gettare il bronzo, Francesco riuscì a produrre immagini che ancora oggi affascinano per la sofisticata eleganza, l’incantevole naturalezza, l’altera esuberanza espressiva.

Trascorsi poco più che vent’anni dalla mostra dedicata a Francesco di Giorgio e il Rinascimento a Siena, allestita nel 1993 negli ambienti della Chiesa di Sant’Agostino, si è ora aggiunta l’inattesa scoperta di una nuova importante, monumentale e bellissima scultura in terracotta policromata. Si tratta di un Cristo deposto che per secoli è stato visibile sotto la mensa di un altare nella basilica dei Servi di Siena. Questa evidente esposizione non aveva tuttavia permesso che l’opera fosse ‘vista’ e riconosciuta come un capolavoro dell’artista senese.

Il merito della scoperta va a Gianluca Amato, giovane studioso della scultura rinascimentale. Il merito dell’iniziativa del recupero va all’impegno della Delegazione del FAI di Siena, che ha promosso il restauro, all’adesione della Curia Metropolitana di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, all’Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, che ha messo a disposizione un proprio laboratorio per eseguire il lavoro, alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, che ha autorizzato e segue l’intervento di tutela, di conservazione e di valorizzazione dell’opera, all’Arciconfratermita della Misericordia, che ha messo a disposizione la sua squadra della Protezione Civile per il trasferimento dell’opera.

Il restauro, che è eseguito da Jacopo Carli, ha già superato lo studio, la diagnostica
e le prime operazioni conservative, passando poi alla più delicata fase della pulitura.

La scultura si presentava fortemente alterata da un denso strato di sporcizia e di verniciature, che tentavano di dare uniformità a una situazione compromessa dall’uso della scultura per le funzioni devozionali del Venerdì Santo. Erano evidenti numerose riparazioni della parte plastica, eseguite in tempi recenti. Asportati gli strati di sporco, sono ricomparse una serie di fratture che hanno imposto lo smontaggio della grande figura in numerosi frammenti. Le varie parti saranno accuratamente ricomposte nella fase finale dell’intervento, prima di passare alle integrazioni pittoriche, che aiuteranno a restituire l’integrità di visione alla figura. Questo è appunto l’obiettivo finale del restauro, che garantirà il mantenimento dell’aspetto naturalistico al Cristo, sul quale non è possibile recupare l’originaria policomia, che si presume essere stata molto compromessa e per questo motivo è stata sostituita da una nuova stesura, avvenuta in epoca moderna. Questo intervento pittorico è, comunque, di elevata qualità e non impedisce di apprezzare gli aspetti caratteristici della scultura di Francesco di Giorgio, che ha concepito un Cristo dall’aspetto maestoso, dal corpo vigoroso, quietamente assopito.

L’immagine di questo gigante di terracotta si distende agile sul letto di morte, con la testa riversa su di un supporto che l’artista ha immaginato a forma di grosso mattone. Con il gioco lento e dolce delle superfici, e le nudità ben levigate, il Cristo dei Servi ripete pose e movenze già sperimentate dallo scultore senese nella coppia di Angeli bronzei realizzati a corredo dell’altare maggiore del Duomo di Siena (1489-1492). Queste due splendide sculture si mostrano, infatti, coerenti col sofisticato mondo della terracotta dei Servi, e costituiscono ad oggi il miglior termine di confronto per argomentare l’autografia e la plausibile datazione della terracotta dei Servi. I bronzi del Duomo di Siena, in particolare l’Angelo di destra, denotano infatti la stessa sofisticata eleganza e le medesime potenzialità espressive, caratterizzate da superfici ben tornite, a tratti nervose e ricche di vibranti modulazioni chiaroscurali. I morbidi filamenti dei loro capelli, che si levano alla superficie in agili ciocche fiammanti, sono replicati esattamente nelle chiome disciolte del Deposto dei Servi. Tornano, inoltre, il tipo facciale e l’ampia svasatura del volto, il taglio sottile degli occhi e l’inconfondibile profilo del naso. Tale orientamento stilistico consente di collocare la scultura dei Servi di Siena intorno al 1490.

Il progetto è sostenuto da “Liberamente Osteria”
La campagna fotografica a cura di Foto 3 di Lensini Fabio &C.
Le attività e i progetti della Delegazione senese del FAI sono sostenuti
dalla Banca Monte dei Paschi di Siena

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