Il FAI – Fondo Ambiente Italiano ha l’onore di aprire al pubblico un proprio bene a San Gimignano (SI) inserita nella lista UNESCO tra i “Patrimoni Mondiali dell’Umanità”: Torre e Casa Campatelli, un palazzo settecentesco che ingloba una delle torri medievali famose in tutto il mondo, lasciato in eredità al FAI da Lydia Campatelli nel 2005. Divenuta libero comune nel 1199, in concomitanza con una fase di grande espansione economica, nel corso del XIII secolo San Gimignano divenne sede di una ricca aristocrazia urbana, che espresse la propria affermazione politica e sociale attraverso la costruzione di quelle che diventeranno il simbolo della città: le torri. Ben settantadue esempi di tali elevate costruzioni coronavano infatti il borgo nel Trecento, mentre ai giorni nostri ne sono sopravvissuti solo quattordici e tra questi emerge la torre donata al FAI, l’unica il cui spazio interno è rimasto completamento vuoto e che stupisce quindi per la sua altezza.
Il FAI è grato alla donatrice, che già alla fine degli anni Ottanta – quando la Fondazione non era ancora così conosciuta – ha avuto la lungimiranza di riconoscergli quel valore aggiunto che significa non solo conservare e rendere pubblico un bene, ma anche valorizzarlo e metterlo al centro di un “racconto”. Lydia Campatelli aveva due sogni: fare innamorare i turisti di questo borgo medievale, facendo conoscere più profondamente la sua storia millenaria, i suoi capolavori, il suo paesaggio, e tramandare ai posteri la storia della sua famiglia. Il FAI li ha realizzati entrambi, affidando a Casa Campatelli, che diventa così l’unica casa privata di San Gimignano regolarmente aperta al pubblico, il ruolo di un vero e proprio narratore, che offre al visitatore una conoscenza approfondita del borgo e invita alla scoperta di una tipica dimora borghese otto-novecentesca sangimignanese, al cui interno è conservato un patrimonio di arredo domestico, di costumi familiari, di collezionismo d’arte.
Il FAI per il restauro, la valorizzazione e l’apertura al pubblico di Torre e Casa Campatelli ha raccolto e investito 2.000.000 di euro.
Il restauro è stato preceduto e affiancato da un progetto di valorizzazione che ha ispirato gran parte degli allestimenti interni e la proposta di visita. Casa Campatelli è stata per la Fondazione anche l’occasione per concentrarsi su un altro genere di valorizzazione: quella del visitatore, considerato non più solo come semplice turista, bensì come protagonista di una nuova esperienza. Per questo la visita proposta dal FAI prevede due fasi distinte: nella prima, il pubblico viene guidato in un percorso multimediale che offre gli strumenti per conoscere e apprezzare San Gimignano e la sua storia, le sue campagne, i suoi personaggi e le vicende del palazzo e della famiglia Campatelli. Nella seconda parte invece il visitatore è libero di muoversi al piano nobile e di entrare nell’intimità di una famiglia, sfogliare album fotografici e lettere, soffermarsi su arredi e pitture senza barriere tra sé e gli oggetti, libero di dedicare il tempo che vuole, di fermarsi a leggere o di dare solo un’occhiata, di scegliere cosa vedere, mentre ripercorre la storia di una famiglia tra le più importanti di San Gimignano, ricca di contatti con il mondo dell’arte, del lavoro, della poesia.
L’effetto sorpresa che scaturisce non appena si entra nella casa-torre è proprio quello di percepire la continuità della vita, di tante vite che nel tempo hanno adeguato la loro visione domestica alla dominante antica della città. Una delle poche occasioni, al di là delle straordinarie facciate, di visitare interni che dialogano con il mondo esterno, con il contesto paesistico che si ammira dalla finestre verso la valle, che testimoniano l’intenso rapporto fra interno ed esterno, aspetto determinante per la comprensione della storia raccontata, considerate le relazioni della famiglia con l’imprenditoria rurale e, in senso più ampio, l’adesione sentimentale al paesaggio.
Caratteristica del progetto è l’aspetto allo stesso tempo tradizionale e innovativo nelle modalità di interazione con il visitatore, che consente un’esperienza coinvolgente e un’offerta di momenti di conoscenza modulabili e personalizzabili secondo gli interessi di ciascuno. Perché con l’apertura di Torre e Casa Campatelli il FAI non si propone solo la valorizzazione di un bene ma anche, ispirandosi ai “viaggiatori sentimentali” del passato, di dare nuova qualità alla proposta turistica, aggiornandola e adeguandola ai ritmi, le necessità e la curiosità del pubblico di oggi. L’obiettivo finale è quello di favorire un turismo consapevole, dedicato a chi è desideroso di comprendere pienamente il significato della bellezza che incontra o a chi è semplicemente curioso e vuole investire un po’ del proprio tempo in maniera “lieve”, eppure emozionante e coinvolgente. Uno “slow traveller” che possa essere alternativo al turista “mordi e fuggi” che invade le nostre città d’arte, come San Gimignano che ogni anno accoglie oltre 3.500.000 visitatori.
La visita di Torre e Casa Campatelli è dunque un vario e articolato viaggio nel passato lungo mille anni, pensato per rispondere alle diverse esigenze e inclinazioni del pubblico. Un’esperienza che alterna contenuti informativi e didattici a momenti emotivamente coinvolgenti, servendosi di sofisticate tecnologie e di supporti tradizionali. E che offre apprendimento e divertimento a diversi livelli, per fornire strumenti utili a capire e meglio apprezzare la visita di San Gimignano e appassionarsi alla sua storia, all’arte e al paesaggio.
La donatrice, la famiglia e lo zio amico di Montale
Il 4 gennaio 1922 Vincenzo Campatelli – medico dentista – sposa Emilia Peyron, appartenente a una ricca famiglia di imprenditori tessili di origine piemontese. Lei è più giovane, affascinante ed elegante. Separatasi da Vincenzo Campatelli già nel 1932, si trasferisce per un periodo in Cecoslovacchia. Dal loro matrimonio nascerà un’unica figlia: Lydia. Nata nel 1925 a Firenze, dove risiedevano i genitori, vi ha vissuto abitando nel palazzo Mondragone in via dei Banchi continuando a soggiornare per la villeggiatura nella casa paterna a San Gimignano, una città che è stata per Lydia anche argomento di studio: laureatasi in geografia nel 1957, ha pubblicato un saggio in cui ne ripercorre le vicende storiche, con scientificità di metodo e ampiezza di documentazione, ma tradendo anche l’affetto per un luogo tanto intimamente conosciuto. Assiduamente frequentata dai membri della famiglia Campatelli fino a tutta la prima metà del Novecento, la casa viene abbandonata agli inizi degli anni Cinquanta. Disabitata per oltre vent’anni, vedendola andare in rovina Lydia decide di investirvi denari ed energie per riportarla alla bellezza di un tempo. Insegnante di storia e geografia alle scuole medie, donna autonoma, indipendente e spigolosa, ma allo stesso tempo arguta e piacevole, Lydia non si è mai sposata e ha condiviso con gli amici la grande passione per i viaggi. Tra i suoi legami familiari quello con lo zio Guido Peyron, uomo brillante e affascinante, che dopo una giovinezza dedicata alla caccia, alle automobili, ai cavalli, si scopre pittore e cuoco. Il suo salotto diventa ritrovo per parlare di editoria, gastronomia e arte. Eugenio Montale gli dedica la sua poesia “Il gallo cedrone”: “Dove t’abbatti dopo il breve sparo / (la tua voce ribolle rossonero / Salmi’ di cielo e terra a lento fuoco) / anch’io riparo brucio anch’io nel fosso”. (da “Il gallo Cedrone” di Eugenio Montale, dedicata a “Guido Peyron pittore e cuoco”).
Il borgo e l’edificio
Il nucleo originario di Torre e Casa Campatelli è una casa-torre di modello pisano che sorge alla metà del XII secolo lungo il tracciato dell’antica via Francigena, fuori dalla prima cinta muraria di San Gimignano. Parallelamente all’ascesa delle famiglie locali, che si arricchiscono con l’agricoltura, i commerci e il prestito di denaro, in questo periodo spuntano nel borgo fortificato decine e decine di torri simili a questa, secondo alcuni 49, 72 o addirittura 100.
Le torri sono costituite da un unico corpo di fabbrica, realizzato in pietra e mattoni, che accoglie diversi ambienti disposti in verticale: il piano terreno viene adibito a uso commerciale, i piani superiori, scanditi da solai lignei, sono destinati ad abitazione e la sommità si presta alla funzione di difesa e come punto di osservazione; i piani interrati, infine, hanno funzione di magazzino per le merci e le derrate provenienti dal contado, talvolta lavorate in questi ambienti (a Torre Campatelli si conservano tracce di un frantoio).
Le torri di modello pisano si caratterizzano inoltre per la facciata principale, che è traforata da due archi a sesto acuto e dotata di balconi lignei. Torre Campatelli era alta in origine 11.5 metri, ma fu rialzata tre volte, fino a raggiungere i 27.6 metri, altezza che tuttora conserva.
Cominciando fin da subito a cedere sotto il suo stesso peso, presto alla sua destra fu costruita una falsa torre di sostegno. Dopo la costruzione della seconda cinta muraria, che includeva l’edificio nel nucleo urbano, tra il XIII e il XVII secolo il complesso fu ulteriormente ampliato; infine, inglobando a poco a poco le preesistenze, nel Settecento il complesso medievale divenne un palazzo a due piani, mascherato per rispondere ai canoni dell’architettura coeva, ovvero con la parte più bassa della torre ricoperta di spesso intonaco con finestre dipinte e finti davanzali. Questa parvenza di nobile palazzo fu cancellata alla fine del XIX secolo, quando sull’onda di una nuova moda, basata stavolta sul recupero del Medioevo, l’intonaco fu tolto e furono realizzati una nuova porta d’ingresso e altri interventi, volti a ripristinare l’aspetto medievale. Risalgono alla fine degli anni Ottanta del Novecento gli ultimi restauri della facciata.
Il progetto di restauro
I lavori di restauro sono iniziati nel 2011. Di fronte alla necessità di conoscere in maniera approfondita la vita, la storia e le vicende di questa testimonianza dell’architettura e della storia urbana di San Gimignano, tutta una prima fase della progettazione è stata dedicata alla lettura e all’interpretazione dei segni, delle tracce, delle tecniche costruttive, dell’uso dei materiali. Questa importante parte del lavoro è stata portata avanti con la collaborazione di due dipartimenti dell’Università di Siena: il Dipartimento di Archeologia e Storia dell’Arte e quello di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente (U.R. Conservazione dei Beni Culturali).
Nel 2012 è stato completato il primo lotto di interventi che ha interessato la torre, con il restauro dei prospetti esterni, del tetto, delle pareti interne e dei solai in legno. La superficie esterna e interna della torre in pietra è stata restaurata attraverso il passaggio di una semplice idropulitura e l’asportazione delle intrusioni vegetali. L’intervento ha consentito anche di consolidare la copertura e demolire un solaio interno, realizzato in anni recenti, che impediva la visione totale, dall’interno, della canna vuota della torre.
Da settembre 2014 ad agosto 2015 si è svolto il secondo lotto di lavori. In questa fase si è provveduto al restauro delle facciate e dei tetti del palazzo, al consolidamento strutturale dello scalone in pietra e dei solai in legno e all’adeguamento funzionale del piano nobile, con la messa a norma degli impianti elettrici e la realizzazione di nuovi impianti che garantiscano sicurezza, efficienza energetica e sostenibilità ambientale. Il restauro della facciata – modificata più volte negli anni – è stato uno dei momenti più importanti dell’intera progettazione: si è deciso di conservare la facciata nella sua totale consistenza materica e insieme a essa l’immagine ormai affermata nel contesto urbano complessivo. L’ultima fase iniziata alla fine del 2015 e conclusa con l’apertura al pubblico del bene ha visto il completamento dell’adeguamento funzionale del piano terreno per la realizzazione dei servizi di accoglienza per il pubblico e delle soffitte, dove sono state organizzate e ospitate le attività più specificamente espositive e di comunicazione sulla storia del palazzo e della famiglia Campatelli, per mezzo di attrezzature multimediali, oltre al restauro di arredi dipinti e superfici decorate del piano nobile e la finalizzazione del progetto di allestimento e valorizzazione.
Il progetto di valorizzazione
Torre e Casa Campatelli si presenta ricchissima di spunti di valore culturale, che spaziano dalla storia della città medievale alla ricostruzione delle vicende di una famiglia alto-borghese come i Campatelli, documentate minuziosamente in un archivio di famiglia custodito dalla donatrice Lydia, che testimonia e riflette mode e costumi di una società al volgere di un secolo, tra Ottocento e Novecento, tra tradizione e modernità, in una Toscana legata alla sua identità storica e territoriale. Proprio a partire da questi due grandi ambiti di interesse – la città e la famiglia – il FAI ha avviato dapprima studi scientifici e multidisciplinari, affidati a docenti e ricercatori esperti e locali, che hanno permesso di costruire un primo patrimonio di conoscenza da cui attingere oggi e nel futuro per individuare ed elaborare i contenuti della visita. La stessa visita, pertanto, si compone di due momenti fondamentali, corrispondenti a questi due grandi capitoli del racconto: la città e la famiglia.
La prima parte della visita si svolge nelle soffitte al secondo piano della casa e nella torre, e consiste in un’introduzione alla conoscenza della città attraverso i suoi mille anni di storia, raccontati in una serie di video proiezioni immersive ed emozionanti che si svolgono sulle pareti della stessa casa; a interagire con esse, in uno spettacolo ancor più ricco ed emozionante, sono gli elementi di un modello della città di San Gimignano nel 1340, realizzato in legno e alabastro, che si accendono e si illuminano a integrare la narrazione. Il racconto video dura trenta minuti e parte ogni quarantacinque, prevede un audio in cuffia particolarmente coinvolgente e accompagna i visitatori a gruppi di 25 nella scoperta di questa prima parte della casa, corrispondente al suo nucleo più antico, la torre. Nelle soffitte, oltre alle tecnologiche proiezioni, si è creato uno spazio liberamente fruibile dal pubblico, allestito come una vera soffitta, dove il visitatore è libero di sedersi, bere un caffè, consultare i testi di una piccola biblioteca dedicata a San Gimignano (libri sulla città, sui capolavori d’arte, sul territorio, sui musei locali, etc.) e incuriosirsi alla scoperta di alcuni oggetti appartenenti all’archivio di Casa Campatelli che saranno di volta in volta esposti qui e raccontati attraverso piccole e temporanee mostre a tema; si incomincia con una “piccola mostra” dedicata al ritratto fotografico di fine Ottocento, che espone fotografie raccolte da Lydia Campatelli nel suo personale “album” di famiglia.
La seconda parte della visita si svolge al piano nobile, ricostruito e allestito come alla fine dell’Ottocento, quando i proprietari di casa erano i nonni e i genitori della donatrice, la famiglia Campatelli. Qui il confronto con i documenti di famiglia, con le case simili e coeve, e in generale con la storia dei mutamenti del gusto abitativo attraverso i secoli, riflessi nella letteratura e nella pittura, hanno permesso di integrare l’arredo originale per restituire l’atmosfera autentica di una dimora alto-borghese tra Ottocento e Novecento, come doveva essere Casa Campatelli. Il visitatore può aggirarsi liberamente tra saloni e camere da letto trovandovi oggetti e fotografie provenienti dall’archivio di famiglia, che aiutano a familiarizzare con i personaggi che qui hanno vissuto e a conoscerne le vicende, anch’esse riflesso di una vita e di una società del passato. In ogni stanza sono a disposizione del pubblico alcune schede di approfondimento che possono rispondere alla curiosità di chi vuol saperne di più della famiglia e della casa, dai dettagli dell’arredo a quelli sui vari personaggi, le loro vite, attività e passioni.
Infine, in prossimità dell’uscita, una grande illustrazione della San Gimignano odierna permette di orientarsi tra le offerte culturali della città, offrendo al visitatore la possibilità di partire, proprio da Torre e Casa Campatelli, alla scoperta del patrimonio culturale di questo luogo unico al mondo.
Torre e Casa Campatelli
Via San Giovanni, 15 – San Gimignano, Siena
Aperto al pubblico da sabato 16 aprile 2016.
Il bene è visitabile da martedì a domenica dalle ore 9.30 alle 19 – da aprile a ottobre – e dalle ore 10.30 alle 17 – a novembre, dicembre e marzo. Chiuso a gennaio e febbraio.
La visita si può effettuare solo a gruppi di massimo 25 persone, ogni 45 minuti. E’ possibile prenotare il turno di visita desiderato.
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Biglietti di ingresso:
Iscritti FAI, soci National Trust e residenti Comune di San Gimignano: ingresso gratuito
Adulti: € 5.00; Ragazzi (4-14 anni): € 2.00; Studenti Universitari fino a 26 anni: € 3.00; Famiglia (2 adulti e fino a 4 bambini): € 12.00.
In caso di manifestazioni il prezzo può variare.
Per informazioni: tel. 0577/941419 – www.torrecampatelli.it
ASCOLTA L’INTERVISTA A DANIELA BRUNO, RESPONSABILE VALORIZZAZIONE FAI