Giornate estremamente calde hanno accompagnato il mio girovagare per lavoro direzione Sud. In verità la calura “strappa energie” non ha risparmiato nessuna regione e le notizie sono tuttora sconfortanti non solo in Italia, basti pensare che l’aeroporto londinese di Luton, il 18 luglio, ha bloccato le partenze a causa di un problema creato all’asfalto dalle alte temperature. E in generale andrà sempre peggio…
Così decisa a recuperare energie disperse sotto il sole, ho sfruttato le ore libere dal computer per dedicarmi a piccole riorganizzazioni di libri e spazio scegliendo, come voce di sottofondo, la serie televisiva italiana andata in onda nel 2021 su Rai 1, adesso disponibile on demand su Rai Play, “Un professore”.
Una sola serie, almeno fino al 2023 quando probabilmente verrà girata la seconda stagione, con Alessandro Gassmann nel ruolo del professore di Filosofia Dante Balestra.
“Un professore”, adattamento dell’originale Merlì di Héctor Lozano, sceneggiato tra gli altri da Sandro Petraglia e diretto da Alessandro D’Alatri, prodotto da Rai Fiction in collaborazione con Banijay Studios Italy, nonostante affronti anche temi impegnati è un racconto per la tv dal tocco leggero.
Sarà che i miei ricordi da liceale sono collegati in particolare a chi mi ha fatto appassionare alla filosofia e alla profondità del ragionamento, ma le dodici puntate con Roma come sfondo incuriosiscono abbastanza da voler sapere che cosa succederà alla fine a tutti i protagonisti.
All’appello non manca nessuna delle problematiche “adolescenziali classiche”: la scoperta confusa e improvvisa della sessualità, le differenze generazionali, la voglia di indipendenza economica con il rischio dell’abbandono scolastico. Le droghe, l’alcol, le compagnie sbagliate e poi il bullismo, l’uso dei social come vendetta (revenge porn), la difficoltà di aprirsi e confidarsi con chi ha più esperienza di te (incomunicabilità).
Puntata dopo puntata si svelano i lati meno chiari della serie: ad esempio il perché Dante sia andato via di casa quando il figlio Simone (naturalmente suo alunno) aveva circa 10 anni. E ancora perché uno degli studenti della terza B si è chiuso a casa terrorizzato dal mondo esterno (hikikomori).
Giocando la carta del professore alternativo che parla di filosofi all’aria aperta e di argomenti come il desiderio, Dante Balestra riesce a catturare l’attenzione degli studenti e a conquistarne rispetto e stima: li coinvolge in un premio di poesia, li invita a cena, li protegge, racconta loro la verità delle “cazzate” che hanno appena commesso o dell’illogicità di alcuni convincimenti. Regala sogni di opportunità.
Insieme alla storia personale e dei vari intrecci amorosi del professore, si sviluppano le (dis)avventure dei due giovani protagonisti della serie: Nicolas Maupas (Simone Balestra) e Damiano Gavino (Manuel Ferro), quest’ultimo pecora nera della classe (già ripetente), così impaziente di raggiungere la totale autonomia economica da mettersi in guai seri per quasi tutta la durata della stagione.
La madre (single) di Manuel è Claudia Pandolfi che ha in comune con Dante molto di più di quanto si pensi a partire da una notte trascorsa insieme in ospedale anni addietro…
Di sicuro le tematiche sono tante, forse troppe, e in alcuni momenti si ha la percezione che il potenziale non è stato sfruttato a pieno.
I più attenti troveranno alcune incongruenze narrative e temporali o resteranno poco convinti nella descrizione dei singoli personaggi, ma “Un professore” è in fondo una buona idea: raccontare la filosofia attraverso gli esempi della vita concreta, della quotidianità, può raggiungere le corde dei giovanissimi e riattivare la memoria e le sensazioni di chi il proprio Gassman (nel mio caso al femminile) lo ha incontrato.
Ecco i titoli delle dodici puntate: Socrate, Roland Barthes, Kant, Platone, Aristotele, Giordano Bruno, Michel Foucault, Guy Debord, Stuart Mill, Schopenhauer, Rousseau, Nietzsche.
Non resta che studiare…
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