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Rubrica Leggerissima: Stephen King su “Stranger Things” – puro divertimento in cui Winona Ryder eccelle. Da non perdere!

Il 15 luglio del 2016 è stata distribuita su Netflix la serie tv statunitense “Stranger Things”.

Ben accolta da pubblico e critica, ideata dai registi, sceneggiatori e produttori cinematografici Matt e Ross Duffer, meglio noti come i “Duffer Brothers”, Stranger Things è attualmente alla quarta stagione: 9 episodi di cui sette già fruibili, mentre per gli ultimi due bisogna aspettare il 1º luglio 2022.

Ritorniamo ai fratelli Duffer e al perché hanno inventato una serie che è un omaggio senza soluzione di continuità agli anni ottanta: tutto di questo lavoro è infatti un viaggio nel passato, spinge il pubblico verso una “nostalgia che funziona” (descrizione uscita sul settimanale “Time”): l’atmosfera fantascientifica, persino la cittadina “inventata” in cui agiscono i protagonisti; la musica, le descrizioni dei singoli personaggi, le loro passioni.

In diverse interviste, i due registi hanno sottolineato come lo scopo fosse quello di omaggiare i classici del cinema e della letteratura di quegli anni. A partire dai grandi maestri del genere – Steven Spielberg, John Carpenter, Stephen King, Wes Craven – i Duffer hanno cercato, e a mio parere ci sono riusciti, di creare e (ri)produrre la loro versione di realtà spaventosa e magica insieme, fatta di paranoie, di momenti di estrema dolcezza e di tensione a mille.

Le “scene” horror si sviluppano a tal punto che, all’inizio della quarta stagione, quasi si fa fatica a riconoscere l’aspetto del mondo parallelo: la dimensione oscura del “Sottosopra” è diventata ancora più buia e terrificante. La sensazione è che si venga inghiottiti dalle proprie paure e da se stessi, si sa, non c’è (quasi mai) via di scampo.

Non vi racconterò la trama perché quasi sicuramente gli appassionati delle serie tv, in particolare di questa ricca di riferimenti anni ’80 e di colpi di scena unici, la conoscono bene; e chi invece non ne sa nulla ha la possibilità di lasciarsi stupire puntata dopo puntata dai 5 giovanissimi protagonisti della storia e dalla colonna sonora (per esempio la sigla prende spunto dai lavori di Richard Greenberg, un disegnatore incredibile di grafiche dei titoli di testa dei film. Sue quelle di “Alien”, “Stati di allucinazione”, “Superman” e “I Goonies”; le lettere che crea e che compongono il titolo diventano ipnotiche grazie a una perfetta combinazione di ombre, movimenti, colori).

Ecco, mi sono persa, dicevo dell’importanza della musica in “Stranger Things”: non solo la colonna sonora originale composta da Michael Stein e Kyle Dixon della band elettronica “Survive” è a dir poco favolosa, basti pensare che i loro riferimenti sono, tra gli altri, Tangerine Dream, Vangelis, Goblin, John Carpenter, Giorgio Moroder e Fabio Frizzi. Alle atmosfere create ad hoc, è stato aggiunto inoltre un repertorio di musica d’epoca strepitosa: The Clash, Joy Division, Toto, New Order, The Bangles, Foreigner, Madonna, Echo and the Bunnymen, Peter Gabriel, Corey Hart, Cyndi Lauper e Kate Bush (“Running Up That Hill” del 1985 che oggi è di nuovo al top degli ascolti).

Alcune curiosità

I 5 protagonisti – Mike (interpretato da Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Noah Schnapp (Will) e Eleven/Undici (Millie Bobby Brow) – sono stati scelti tra oltre 1200 partecipanti ai provini per il cast e sono stati “costretti” a vedere e/o leggere tutti i classici di riferimento, soprattutto quelli di fantascienza degli anni ’80, per comprendere al meglio l’atmosfera in cui dovevano muoversi e che i registi avevano in mente di ricreare dall’inizio alla fine.

Jonathan (l’attore Charlie Heaton) e Nancy (Natalia Dyer) si sono conosciuti sul set e sono diventati una coppia anche nella vita.

Dustin, Gaten Matarazzo, soffre davvero di “disostosi cleidocranica”, una malattia che, limitando lo sviluppo osseo, gli ha causato la mancanza di alcuni denti. Gaten è per questo molto impegnato in operazioni di sensibilizzazione su questa tipologia di problemi.

“Dungeons and Dragons” è il gioco di ruolo da tavolo fantasy con cui si divertono i 4 amici (e non solo) che, in un articolo del magazine Newsweek presente anche nelle riprese, viene descritto come “gioco satanico”.

Dall’account ufficiale Twitter di Netflix, si scopre che la canotta con il numero 8 indossata da Lucas nelle partite di basket durante le partite al liceo è un chiaro omaggio a Kobe Bryant.

La sorellina nerd di Lucas, in cambio di favori personali, pretende il Nintendo con “Duck Hunt” molto in voga in quegli anni.

Infine ecco alcuni film horror citati nella quarta stagione

“A Nightmare on Elm Street”, il primo della saga Freddy Krueger; del resto non passerà inosservata la presenza di Robert Englund (interprete del mostruoso serial killer) qui nei panni di Victor Creel: un vero cameo cinematografico.

Vecna, il “mostro dalle sembianze umane” di questa stagione, somiglia a “Pinhead” di Hellraiser dello scrittore e regista britannico Clive Barker.

E ancora un rimando a “Carrie” di Stephen King; a David Lynch che in “Eraserhead” scelse la corrente elettrica come “ponte” che unisce dimensioni diverse.

Concludo con un rimando a “Il silenzio degli innocenti”: Nancy e Robin (Maya Hawke) entrano in una prigione-manicomio in modo molto simile a come (e dove) Clarice (Jodie Foster) incontra Hannibal (Anthony Hopkins) nel film del 1991 che valse ben 4 Oscar alla pellicola: miglior film, miglior attore (a Hopkins), miglior attrice (alla Foster) e miglior regista (a Jonathan Demme).


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