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Rubrica Leggerissima: Perché vedere “La ragazza di Stillwater”, il nuovo film di McCarthy

“Stillwater”, in italiano “La ragazza di Stillwater”, è un film del 2021 diretto dallo statunitense Tom McCarthy.

Ho scelto di vedere questo film per due motivi: un trailer seducente e la bravura del regista.

McCarthy che è anche attore e sceneggiatore ha girato numerose pellicole indipendenti nel corso della sua carriera, per le quali ha ricevuto apprezzamenti a livello internazionale.

Ma il film che mi è rimasto in testa è “Il caso Spotlight” (2015) che ha ricevuto due Oscar nel 2016: come migliore sceneggiatura originale e come miglior film. “Spotlight” (questo il titolo originale) racconta le terribili vicende emerse dopo l’indagine del quotidiano “The Boston Globe” sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto moltissimi casi di pedofilia avvenuti nelle parrocchie. Il giornale vinse il “Premio Pulitzer di pubblico servizio” nel 2003 e, grazie all’intenso lavoro della redazione, vennero aperte numerose indagini sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica.

Il modo di osservare i fatti e di raccontarli è ciò che rende unica la sua regia. McCarthy dà vita ai protagonisti di “Stillwater” scegliendo Matt Damon nei panni del padre Bill Baker; Abigail Breslin, Allison Baker, è la figlia che si trova in prigione a Marsiglia; infine l’attrice francese Camille Cottin, Virginie, l’amica che l’aiuta nelle traduzioni e che diventerà qualcosa di più…

Ma qual è la storia? Per chi ha vissuto in Italia negli ultimi quindici anni, il riferimento all’omicidio di Meredith Kercher e, quindi, ad Amanda Knox è quasi immediato: una giovane studentessa americana che vive all’estero per motivi di studio (nel caso di Amanda la città di riferimento è Perugia, qui Marseille; infatti il film è girato tra la più grande – e pericolosa – città della Francia meridionale e l’Oklahoma) e che viene accusata di omicidio.

Naturalmente le storie sono ben diverse, ma presentano similitudini di chiara intuizione: gli anni trascorsi in carcere da parte di Amanda e della protagonista del film; la nazionalità di entrambe; le parole delle autorità statunitensi in diverse occasioni, in particolare alla fine del film.

Allison Baker, a Marsiglia per motivi di studio, è stata poi arrestata con l’accusa di aver ucciso la sua compagna di stanza nonché fidanzata. Il padre Bill, trivellatore momentaneamente disoccupato, durante una visita fatta alla figlia, riceve da lei una lettera da consegnare all’avvocata Leparq. In poche righe, Allison sottolinea ancora una volta di essere innocente e spiega che il vero omicida potrebbe essere un ragazzo di nome Akim. Leparq però non vuole riprendere le indagini sostenendo che nessuno riaprirebbe il caso basandosi soltanto su supposizioni. Ed è qui che entra in scena il padre: Bill è determinato più che mai a trovare Akim, e per farlo si avvale dell’aiuto (lui non parla francese) di Virginie, un’attrice di teatro che incontra in albero; resta a Marsiglia, lavora, mette da parte i soldi per poi poter pagare un detective privato (un ex poliziotto) e le analisi del DNA relative ad Akim. Si affeziona a Maya, la figlia di circa 7 anni di Virginie e si innamora della donna. Il suo unico obiettivo è però dimostrare l’innocenza di sua figlia; per farlo è disposto a correre notevoli rischi e a distruggere inconsciamente “quello che di buono” gli stava regalando la Francia.

Non vi racconto oltre: il film scorre fluido; le riprese sono intense. I dubbi e l’angoscia aumentano man mano che si arriva alla fine. Alla 74ª edizione del Festival di Cannes, dopo la proiezione, c’è stata una standing ovation di cinque minuti.

Sulla giovane Abigail Breslin ci sarebbe da dire tantissimo visto che ha iniziato a recitare a soli tre anni. Ma voglio ricordare l’ingaggio che ebbe nel 2006, forse il più importante: lei è Olive Hoover nella commedia “Little Miss Sunshine”, un ruolo che le vale a soli 10 anni la prima nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista. Diventa così una delle attrici più giovani a concorrere per il premio.

Di Matt Demon ricordo soltanto che insieme all’amico di una vita Ben Affleck (erano proprio vicini di casa e compagni di scuola) scrive la sceneggiatura di “Will Hunting – Genio ribelle” che nel 1998 riceve il Golden Globe e l’Oscar proprio come “Miglior sceneggiatura originale”.

Anche la francese Camille Cottin ha un curriculum niente male: lei si divide tra teatro, cinema, televisione e impegno attivo per promuovere la parità dei sessi in ambito cinematografico e televisivo.


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