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Rubrica Leggerissima: “Fuori di Martone: la non biografia di Goliarda Sapienza”

Perché andare al cinema a vedere “Fuori”, l’ultimo lavoro di Mario Martone, unico film italiano presente alla 78ª edizione del Festival di Cannes?

Le risposte partono da lontano e non riguardano soltanto la bellezza o la piacevolezza della pellicola del regista napoletano. Le ragioni vanno ricercate tutte nel senso del film che ruota attorno alla sua protagonista, Goliarda Sapienza, alle sue scelte di vita, al suo modo di essere scrittrice e donna.

La trama

Il film racconta il periodo vissuto in carcere da Goliarda Sapienza, del legame che ha intessuto con altre due detenute, Roberta e Barbara, e del loro ritrovarsi anche fuori da Rebibbia.

Ma perché Goliarda viene arrestata? Nel 1980 si scopre che la scrittrice aveva rubato i gioielli di un’amica e poi li aveva rivenduti sotto falso nome.

L’aveva fatto perché costretta da difficoltà economiche e perché spinta dalla voglia di vendicarsi dei suoi presunti amici intellettuali, di cui faceva parte anche la donna vittima del furto – le cene e gli incontri avvenivano quasi sempre a casa di quest’ultima – che avevano ignorato il lavoro letterario di Goliarda, in particolare la bellezza e la forza del libro per cui oggi è nota: “L’arte della gioia”.

“L’arte della gioia”, infatti, è stato pubblicato postumo per volontà del marito di Goliarda, Angelo Pellegrino, dopo oltre vent’anni dalla stesura e a distanza di due dalla morte della scrittrice (avvenuta nel 1996): nel film ci sono molti particolari dedicati al libro, capolavoro di fine ‘900.

Torniamo al film Fuori: il rapporto che si crea tra le tre donne è intimo e profondo, e si spinge oltre le limitazioni della prigione. C’è qualcosa che Goliarda ha scoperto grazie alle sue compagne di cella che le permette di guardar(si) da un’altra prospettiva. Con loro non deve vergognarsi, non deve fingere: è libera, è se stessa.

Il furto è qualcosa che resta sullo sfondo, non è importante in quanto reato, ma per ciò che trasporta nella vita della scrittrice.

Dietro le sbarre Goliarda sta bene in un senso diverso. Tra lei e Roberta, poi, il rapporto è molto
più complesso, più sensuale.
Non vi racconto naturalmente come va a finire. Magari tra di voi ci sono lettori e lettrici che conoscono alla perfezione la storia di Goliarda, di Roberta, gli scritti… La sola cosa che voglio sottolineare riguarda il film: “Fuori” non è una biografia, non lo è per come si intende di solito, specie al cinema.

Martone fa scelte registiche ben precise: dalla musica “pensata” solo successivamente, alla luce di “Roma”, e quindi alla fotografia; dai dialoghi inseriti alla perfezione grazie al lavoro della bravissima co sceneggiatrice Ippolita Di Majo all’intero cast. Iniziamo da Valeria Golino che interpreta Goliarda: scelta più che sensata anche per la profonda conoscenza che l’attrice e regista italiana ha della scrittrice (è sua la serie tv “L’arte della gioia” uscita a febbraio su Sky).

Matilda De Angelis davvero camaleontica: sa fare tutto. In questo caso è Roberta, una piccola criminale con legami nella lotta armata. Elodie è Barbara: anche lei un’artista poliedrica piena di sorprese.

Le amicizie che regalano libertà dentro e fuori; la forza di essere altro, il desiderio di perdersi e ritrovarsi, tutto percepito da un luogo, il carcere, così lontano dal comune concetto di libertà e di vita. Eppure è proprio grazie a questo contrasto continuo che impariamo qualcosa in più su Goliarda Sapienza, su chi ha scelto di raccontarla oggi e, in fondo, persino su chi non l’ha capita ieri.

Anche se non vedrete il film o non leggerete alcunché di Goliarda Sapienza, la clip finale di “Fuori”
merita la visione, non fosse altro per cogliere cos’era l’Italia (?) e quale peso avesse realmente la voce di una donna.

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