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Referendum Trivelle. Ciò che c’è da sapere. Il parere di Alessandra Casini di Legambiente Siena.

“Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”

Sarà questa la domanda a cui gli italiani dovranno rispondere al Referendum sulle trivelle nei mari italiani del 17 aprile 2016. La consultazione referendaria voluta da 9 regioni italiane (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) fa riferimento al mantenimento o meno delle concessioni a tempo indeterminato per l’estrazione di idrocarburi e gas entro le 12 miglia.

Dunque, facendo chiarezza, chi vuole – in prospettiva – bloccare le concessioni e dunque le estrazioni delle trivelle nei mari italiani deve votare Sì, chi vuole che le trivelle restino senza una scadenza deve votare No.

A spiegare nel dettaglio il quesito referendario Francesca Casini di Legambiente Siena: “tale decisione riguarda solo le piattaforme in mare e non quelle a terra, rappresenta inoltre solo una piccola fetta delle estrazioni di risorse fossili italiane, si parla dell’1% del petrolio estratto e il 3% del gas.”
Francesca Casini espone il parere del gruppo senese favorevole al Sì: “Votare Sì non vuol dire togliere posti di lavoro. Il petrolio ed il gas sono risorse statali perciò, a nostro avviso, dovrebbero avere concessioni a termine. Per altro quelle attualmente in essere andranno normalmente in scadenza. Se le politiche energetiche italiane fossero state a favore delle energie rinnovabili non si sarebbero persi tutti quei posti di lavoro che sono andati scomparendo dopo la crisi del fotovoltaico e delle altre energie alternative. Questa è una richiesta forte all’Italia per ripensare ad un piano energetico cercando di ridurre la dipendenza alle fonti fossili.”

In relazione al territorio senese Francesca Casini parla positivamente dell’esperienza in materia di energie alternative: “Siena è stata una delle uniche province CarbonFree. Le energie alternative finché c’è stato un contributo da parte dello Stato si son diffuse. Adesso la chiusura dello stato su tali fonti ha portato a rendere più difficile l’accesso a tali energie, soprattutto in materia di impianti e loro installazione. La volontà dei cittadini continua ad esserci, ciò che manca è una normativa ad hoc per permettere l’installazione di tali fonti di energia.”

 

LINK ALL’INTERVISTA A FRANCESCA CASINI DI LEGAMBIENTE SIENA

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