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Pescini: “Sì all’Unione dei Comuni del Chianti ma non equivochiamo, la fusione è un’altra cosa”

Ribadiamo la nostra volontà di tenere uniti i Comuni del Chianti Storico, anche se non comprendiamo i vantaggi di far nascere un altro nuovo ente chiamato “Unione dei comuni”. Si tratta di un altro consiglio, un’altra giunta e un altro presidente scelti dalla politica, lasciando in piedi i tre Comuni esistenti, sostanzialmente svuotati di poteri e personale, ma con ancora tutti i loro organi. Duplicare gli enti non ci pare la strada migliore per raggiungere una vera razionalizzazione e dei risparmi, senza contare che ciò che si moltiplica è soprattutto la burocrazia, oggi nemico numero uno del cittadino.

Dobbiamo renderci conto che mentre le province vanno verso la chiusura, e così molte delle società pubbliche partecipate, non possiamo permetterci il lusso di moltiplicare enti e poltrone. La riforma della pubblica amministrazione è assolutamente prioritaria, ma non può essere timida, apparente e legata a vecchie logiche localistiche. Non possiamo più tenere conto solo del nostro orticello e questa riflessione vale per tutti i piccoli comuni e tutti gli amministratori di questa provincia. Gli stessi rappresentanti del governo ripetono ormai ogni giorno che non possiamo più permetterci oltre 8 mila comuni in Italia, 287 solo in Toscana.

La proposta della fusione. Per questo, ormai tre anni fa, proponemmo la fusione dei tre Comuni, ovvero la nascita di un comune unico del Chianti Storico, con un’unica sede a Radda, una sola giunta, un solo consiglio e un solo sindaco democraticamente e direttamente eletti dai cittadini. Un unico ente più agile, con sportelli al pubblico nelle tre sedi dei municipi esistenti, semplice ed efficiente. Operazione che ancora per poco sarebbe in grado di garantire 5 anni senza patto di stabilità e quasi 8 milioni di euro di contributi. Su circa 7.400 abitanti complessivi, significa che rinunciarci equivarrebbe a imporre una tassa di oltre 1.000 euro ad abitante. Senza contare che quella della fusione sarebbe l’unica forma di aggregazione, fra quelle obbligatorie dal 1° gennaio scorso, che prevede il passaggio democratico del referendum. Perché non far scegliere i cittadini?

Il no di Radda e Castellina in Chianti. Abbiamo capito che i due Comuni di Radda e Castellina non sono pronti a fare questa scelta e dobbiamo rispettarli. Per questo, abbiamo da tempo incassato il no alla fusione e dichiarato in ogni modo la nostra volontà di associare subito i servizi nel rispetto della legge, lavorando alla nascita della nuova Unione dei Comuni con Gaiole, Radda e Castellina in Chianti. Nonostante permangano le nostre convinzioni, crediamo sia il prezzo da pagare per non dividere un’area così omogenea e storicamente radicata in cui abbiamo sempre creduto, l’unica che potrebbe vantare un giorno di chiamarsi Chianti Storico.

L’atto di indirizzo passato a Radda e Castellina è assolutamente legittimo, ma non utile al rispetto degli adempimenti di legge. C’è ancora molto da fare e si è trattato di una decisione politica unilaterale di cui siamo venuti a conoscenza quando era già all’ordine del giorno dei due consigli comunali. Ne abbiamo preso atto. Peraltro, immagino non sia sfuggito alle due amministrazioni che la legge 46/2014 prevede che non si possa far nascere una nuova Unione dei Comuni composta da un numero di comuni soci inferiore a tre. D’altra parte non voglio immaginare un’aggregazione con altri comuni limitrofi, alternativa ai tre Comuni del Chianti. Abbiamo sempre tenuto molto a questa terra per il suo valore riconosciuto nel mondo e vogliamo assolutamente tenerla unita, soprattutto se questa sarà la strada che porterà a una definitiva forma di aggregazione.

Proprio in questi giorni si esprimerà su questi temi la giunta regionale, allargando gli ambiti, togliendo deleghe alle province e attribuendone una parte, insieme al personale, anche ai Comuni. Serve una riflessione aperta o rischieremo di rimanere ai margini del sistema Toscana per poco coraggio e poca lungimiranza. Viste le circostanze, il nostro assenso sarà garantito, ma lavoreremo perché i principi cardine di questo nuovo assetto siano razionalizzazione e meritocrazia, vere e non solo di facciata come siamo ormai abituati a vedere sui giornali. Siamo chiamati ad avere il coraggio di osare, superando logiche di campanile e realizzando efficientamento concreto, producendo risparmi anche nelle spese di personale e non moltiplicando poltrone, anche a costo di incidere su diritti acquisiti che la nostra società non è più in grado di assicurare. Su questo non sarebbe giusto negoziare. Questa è la posizione del comune di Gaiole in Chianti nonostante resti il rammarico di un’occasione unica gettata al vento anche da una politica ormai incapace di stare al passo con i tempi.

Michele Pescini
Sindaco di Gaiole in Chianti

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