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Montepulciano, arriva il Bruscellino dedicato a Toto di San Biagio

Domenica 9 settembre lungo le strade di Montepulciano torna il Bruscellino, uno spettacolo itinerante realizzato dalla Compagnia Popolare del Bruscello che allieta visitatori e passanti in una versione più simile a quella della tradizione contadina, accompagnato soltanto da una fisarmonica. L’appuntamento con “Totino di San Biagio” è per le ore 17 in Piazza Grande, ore 18 in Piazza delle Erbe e infine alle ore 18:45 davanti al Sagrato di Sant’Agostino.

Il bruscellino itinerante richiama il periodo in cui il Bruscello veniva fatto nelle aie dei poderi della mezzadria, all’ombra di un arboscello o nei mercati paesani durante le sagre della civiltà contadina della Valdichiana. Un rimando diretto a quella tradizione da cui è nato il Bruscello come lo conosciamo oggi, una grande rappresentazione che nei giorni di Ferragosto viene messa in scena sul sagrato del Duomo di Montepulciano con centinaia di bruscellanti e l’accompagnamento dell’orchestra.

Nella giornata di domenica 9 settembre torna quindi il bruscellino, il cui tema sarà dedicato ai 500 anni dalla fondazione del Tempio di San Biagio. Protagonista sarà infatti Toto, il popolano protagonista delle vicende che hanno portato alla costruzione del grande monumento poliziano. Il bruscellino sarà poi replicato domenica 16 settembre sul prato di San Biagio e domenica 7 ottobre al centro visite del Lago di Montepulciano in occasione della Festa dei Nonni organizzata dall’Auser.

L’antica forma di Bruscello prevedeva l’arrivo della compagnia con in testa il vecchio, portando una fronda d’albero adornata da fiocchi colorati e campanelli; accompagnati dalla fisarmonica, si cantava la storia in ottava rima. Di solito le vicende erano riprese dalla Bibbia, dalla storia romana o un fatto cavalleresco; le storie erano note a tutti, bastava un accenno e ognuno sapeva l’argomento. Vicende scarne, i personaggi pochi e ben definiti, le situazioni semplificate al massimo: amore, gelosia, vendetta, inganno, ansia di giustizia e gloria. Ma con i poveri mezzi davanti alla fantasia avida dei contadini si apriva un mondo ideale di bellezza, di giustizia, di valore. Simbolica la scena, che era solo lo spazio intorno all’albero rizzato nel luogo deputato alla rappresentazione. Simbolici i gesti, quasi ritualizzati. Simbolico il costume: bastava una corona per essere Re, la spada di legno per rappresentare il soldato, il manto colorato per i personaggi di cavalieri e dame, una mantella di balla per diventare popolani o contadini. Simbolica la musica, che serviva come accompagnamento, come corda di recita e sottofondo della narrazione.

Ascolta l’intervista del direttore artistico Franco Romani

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