Mercatone Uno e Metalzinco, due facce della stessa medaglia. Oltre cinque milioni di poveri e fra questi molti lavoratori. Sì, perché in Italia, anche se si lavora, si può essere poveri. Oppure si può essere poveri perché fra i quasi 2.800.000 disoccupati. Contratti a termine, part time, neet, donne, uomini, giovani e meno giovani, intere famiglie hanno visto regredire le loro aspettative e le loro condizioni di lavoro e/o di vita.
Ritorna pubblicamente perciò attuale la ripresa di una coscienza di “classe”. È inevitabile, necessario. Il neo liberismo assecondato dalle politiche contro i lavoratori, i giovani, i pensionati sta producendo insicurezza diffusa. Per combatterla non ci sono scorciatoie. L’unica seria politica sarebbe quella di far riprendere il lavoro attraverso investimenti pubblici adeguati, con grande attenzione all’ambiente, con molta più equità fiscale per redistribuire una ricchezza sempre più consistente ed accentrata in poche mani.
Allora la lotta di questi lavoratori, uomini e donne, ecco che segnala improvvisamente che la coscienza ancora non si è assuefatta alla subalternità. Che esiste una dignità che va difesa, che c’è libertà democratica solo quando ci sono condizioni minime di sopravvivenza: cioè c’è un lavoro stabile. Finalmente riprende un’idea di collettività, di solidarietà, relativizzata da un falso mantra individualista che per decenni aveva permeato anche la classe operaia. Soli siamo sconfitti, insieme possiamo sperare, lottare, resistere, provare ad avanzare. Lottare per il proprio posto di lavoro insieme ad altri o lottare per la stabilizzazione di contratti precari sono quindi modi diversi per dire allo stesso modo: ci avete provato ma non ci avete sopraffatto.
Claudio Guggiari, Segretario Generale CGIL Siena