Malattia di Alzheimer, il dottor Marco Antonio Bellini ne parla in un incontro pubblico

Il dottor Marco Antonio Bellini, direttore U.O.S.A. A.Cro.Poli.S. (“Assistenza alla Cronicità nella Polipatologia a Siena”) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, parteciperà mercoledì 22 novembre, alle ore 17:00, presso i locali della Pubblica Assistenza di Siena, in viale Mazzini 95, ad un incontro sulla malattia di Alzheimer, organizzato dalla sezione soci di Siena di Unicoop Firenze, in collaborazione con l’associazione Cambia-Menti e con il patrocinio della Pubblica Assistenza di Siena. Obiettivo di questo incontro, è quello di informare e sensibilizzare sugli aspetti legati alla malattia di Alzheimer, la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante, che ha purtroppo un impatto socio-sanitario in costante aumento, perché coinvolge un numero sempre crescente di soggetti e di famiglie.  Il dottor Bellini si soffermerà in particolare sull’individuazione dei primi segni clinici di questa demenza (depressione, perdita di memoria e problemi comportamentali), perché la conoscenza di questa malattia è fondamentale per saperla affrontare adeguatamente, oltre a trattare gli aspetti pratici legati all’assistenza in generale fornita a questi soggetti.  Proprio quello della valutazione e cura ai soggetti affetti da demenza, in particolare a quelli con malattia di Alzheimer e soprattutto a quelli in età più avanzata, è uno degli aspetti più importanti dell’attività svolta dalla U.O.S.A. A.CRO.POLI.S. dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. “Questo tipo di servizio assistenziale svolto all’interno dell’AOU Senese – spiega il dottor Bellini – è rivolto al soggetto polipatologico cronico, di solito in età geriatrica, ad elevato rischio di instabilizzazione del quadro clinico, che viene preso in carico ed inserito in un percorso diagnostico e terapeutico personalizzato e coordinato, in grado di offrire un approccio proattivo globale efficace verso le complicanze prevenibili tramite risposte diagnostiche e terapeutiche differenziate, per garantire a questi soggetti la risposta più adeguata secondo il livello di rischio”.