Lo scompenso cardiaco colpisce l’1-2% della popolazione italiana, quindi ne sono affette quasi un milione di persone. La prevalenza sale al 10% per le persone tra i 70 e gli 80 anni. Negli ultimi anni si sta assistendo ad un incremento di questa patologia, in parte dovuto all’invecchiamento della popolazione in parte al miglioramento delle terapie cardiologiche che aumenta la sopravvivenza di pazienti che hanno avuto problematiche acute quali ad esempio l’infarto. Nell’area grossetana vi è stato nei primi sette mesi del 2018 un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Questo l’argomento centrale del convegno “Lo scompenso cardiaco nella ASL Toscana Sud Est: dall’epidemiologia alla rete clinica integrata”, che si terrà lunedì 24 settembre alla Certosa di Pontignano a Siena. Il convegno avviene a conclusione di un percorso avviato dal Dipartimento della Medicina Interna e Specialistiche dell’ASL Toscana Sudest nell’aprile scorso.
“Si tratta di un problema socio-sanitario rilevante – spiega il dottor Valerio Verdiani, responsabile scientifico del convegno e direttore della Medicina Interna dell’ospedale di Grosseto – non solo perché la patologia è spesso invalidante e gravata da un’elevata mortalità, ma anche perché è la prima causa medica di ospedalizzazione. In Italia i ricoveri per scompenso cardiaco sono oltre 100.000 all’anno e circa il 20% di questi pazienti si riospedalizza entro 30 giorni dalla dimissione”.
Nell’ottica della Medicina di iniziativa, rivolta soprattutto ai malati cronici e sostenuta fortemente dall’Azienda che si sta adoperando, in collaborazione con i medici di medicina generale, affinché venga realizzata sul tutto il territorio, è operativo il percorso di presa in cura dei malati con scompenso cardiaco. Si tratta di un percorso standardizzato dove i pazienti sono inseriti in base alla complessità del quadro clinico, con visite e controlli programmati e dove il medico di famiglia e gli infermieri diventano i garanti, occupandosi in tutte e per tutto della cura; questo viene già fatto anche per i pazienti diabetici, con bronchite cronica, ictus e insufficienza renale.
“Durante il convegno – conclude il dottor Massimo Alessandri, direttore del Dipartimento – ci occuperemo della sperimentazione del progetto Reti cliniche con l’obiettivo di omogeneizzare il più possibile i percorsi esistenti per i pazienti affetti da scompenso cardiaco nelle varie realtà della nostra Azienda e di integrarli in una rete raccordata anche con i medici di famiglia. L’internista si sente particolarmente coinvolto in quanto la maggioranza dei ricoveri per scompenso cardiaco avviene in Medicina Interna, ma la gestione complessiva e l’integrazione nella rete clinica avviene grazie ad un processo multidisciplinare e multiprofessionale che coinvolge il cardiologo, il medico di medicina generale, i medici dell’urgenza, l’infermiere. In fondo, il nostro obiettivo è integrare e mettere in campo tutte queste potenzialità per offrire ai cittadini affetti da scompenso cardiaco la migliore cura e gestione possibile”.