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L’arte dei detenuti protagonista della Giornata per i Diritti Umani

I detenuti protagonisti del Festival Siena Città Aperta con due appuntamenti inseriti nelle celebrazioni della Giornata Internazionale per i Diritti Umani che si celebra in tutto il mondo il 10 dicembre. Provengono infatti dalle Case circondariali di Siena e San Gimignano i dipinti della mostra “Ricordo, sogno e libertà” visitabile dal 9 al 18 dicembre nella Galleria di Palazzo Patrizi (via di Città, 75). Si tratta di oltre 40 opere che i detenuti hanno realizzato all’interno delle due carceri dove da anni sono organizzati corsi di pittura e ceramica di cui si occupano rispettivamente la Croce Rossa Italiana e il Gruppo Volontariato della Misericordia. Questo tipo di attività è stata costituita “nelle carceri senesi al fine di promuovere per i detenuti qualcosa di utile per lo sviluppo di creatività, approfondimento, attenzione, analisi, impegno, autocritica. Tutto ciò anche se sono autodidatti migliora la capacità di riflessione, la predisposizione alla calma, il controllo della superficialità e sviluppa l’esercizio alla pazienza, la fiducia nei propri mezzi nonché il vivere l’uno accanto all’altro con accettazione e rispetto della propria e altrui personalità”, raccontano le associazioni di volontariato. Lavori con tecniche e soggetti molto diversi tra loro che stupiscono per la capacità di raccontare il mondo visto dall’interno di un carcere tra ricordi, sogni e realtà come recita il titolo dell’esposizione. La mostra, a ingresso libero, sarà inaugurata venerdì 9 dicembre alle ore 17.30 alla presenza dei dirigenti delle case circondariali di Siena e San Gimignano e dell’assessore alla Cultura del Comune di Siena, Francesca Vannozzi.

Il sogno è al centro anche dello spettacolo teatrale allestito all’interno del carcere di Santo Spirito di Siena dove i detenuti metteranno in scena “Ho sognato un mondo nuovo” il prossimo 12 dicembre alle ore 16.30 (con repliche da gennaio a marzo 2017). Un testo realizzato dagli stessi detenuti che si aprirà con la lettura di un brano tratto da “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez e si concluderà con un pezzo estratto dalla “Coscienza di Zeno” di Italo Svevo e che vedrà la partecipazione di Serena Cesarini Sforza con un monologo sul femminicidio. I detenuti, una quindicina quelli che hanno partecipato ai laboratori teatrali e sono pronti ad andare in scena, hanno lavorato per quasi un anno con l’Associazione Sobborghi per allestire la pièce teatrale: “Tanti di questi attori hanno sognato un mondo nuovo, magari partendo dai loro Paesi d’origine e arrivando in Italia dove poi, invece, hanno trovato la galera”, racconta il regista Altero Borghi. Così il teatro assume una funzione “di cura e riabilitazione proprio per cercare quel ‘mondo nuovo’ che è in fondo il sogno di tutti noi”, aggiunge. E tra le tante storie degli attori-detenuti, Borghi racconta che “nel nostro gruppo abbiamo anche la star: c’è un detenuto che ha una teatralità innata e che magari se avesse avuto prima l’occasione di calcare un palcoscenico, avrebbe compiuto un percorso di vita differente. Ha ancora qualche mese da scontare ma quando sarà fuori ci piacerebbe dargli l’occasione di continuare a recitare”.

Nella foto “Il mio bambino”, pittura acrilica realizzata da Amed, che dopo aver visto alcune immagini del pittore Miro’ ne è rimasto affascinato, e  ne ha preso spunto per realizzare un opera dedicata a suo figlio

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