“Fare il musicista non è un lavoro, lo si può fare per hobby”, queste le parole di un carabiniere dette al cantante della band Ponzio Pilates (band che ha partecipato anche ad italia’ s got talent). Martedì 28 Aprile Dimitri Reali è uscito di casa per recuperare i propri strumenti, con i quali avrebbe potuto portare avanti il suo lavoro. Quando è stato fermato dalle autorità per un semplice controllo, mostrando la sua autocertificazione, i carabinieri non hanno ritenuto valido il motivo multando quest’ultimo per avere infranto le regole del lockdown.
In un paese che ha fatto dell’arte la sua culla e il suo più grande orgoglio, è impensabile poter accettare simili affermazioni da chi, in quel momento, sta rappresentando lo Stato. E’ come se l’Italia non attribuisse valore ad una categoria che è capace di allietare ogni nostro weekend, ogni momento triste e ogni momento felice con il proprio impegno, sudore e fantasia.
A cosa sono serviti allora tutti i nostri artisti? Cosa ci hanno lasciato?
Immaginatevi per un momento di tornare indietro nel tempo, all’inizio del 1500. Immaginatevi ora un funzionario multare Buonarroti e impedirgli così di portare a termine il suo David…cosa ci sarebbe, adesso, conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze? E se fosse capitato a Caravaggio nella sua Milano? O se fosse capitato a Vivaldi mentre componeva “Le Quattro Stagioni”? Per non parlare della Gioconda, di cui ogni italiano si sente ingiustamente derubato (e verrebbe da pensare “Si, ma se la cara donna dal sorriso enigmatico tornasse a casa, si sentirebbe davvero protetta?”).
L’arte non è un hobby. L’arte è impegno, è dedizione, è una promessa fatta a sé stessi e in quanto tale degna di ogni diritto di tutela.
Sarebbe bello interrogarsi su come sarebbe il mondo se tutto ciò non esistesse. Potremmo davvero pensare che sarebbe un mondo migliore?
In Italia fare arte è un hobby, non un lavoro. Lo vadano a dire ai Michelangelo, ai Caravaggio e ai Vivaldi…
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