Il volontariato del trasporto sanitario rischia la crisi? Se lo chiedono Anpas e Siena Soccorso. “Non è solo un problema economico, per continuare a dare garanzie alla popolazione serve riformare il settore. Nonostante quanto le nostre associazioni e volontari hanno fatto e stanno facendo per onorare l’impegno verso le proprie comunità con la ferma determinazione di non cedere il passo agli eventi avversi, sembra che tutto si metta contro la faticosa risalita verso la normalità che tutti stiamo inseguendo, che però non sarà più quella di prima”, scrivono in una nota Andrea Nuti (Anpas Zona Senese) e Patrizia Palumbo (Siena Soccorso).
“Disorientati, impauriti, andando contro mille difficoltà, i nostri volontari hanno superato anche la fase acuta del Covid scegliendo sin dai primi momenti in cui si è manifestato di restare in prima linea per garantire la continuità del trasporto sanitario di emergenza e di urgenza – continua il comunicato – e il volontariato non avesse tenuto, venendo meno chi liberamente si mette a disposizione per assicurare la movimentazione dei pazienti, sarebbe collassato l’intero sistema sanitario regionale. Questo è un aspetto troppo spesso dimenticato che ci preme ricordare ai cittadini, unico oggetto del nostro impegno: ”il trasporto sanitario di emergenza e urgenza della nostra regione è assicurato dalle nostre associazioni che grazie all’impegno dei propri volontari, oltre al trasporto di emergenza, consentono ai cittadini toscani di usufruire gratuitamente di servizi di trasporto di urgenza (gli ordinari, per intendersi) che nessun’altra regione italiana garantisce; la crisi delle nostre associazioni comporterebbe la perdita di questi servizi in altro modo non sostenibili, il che rappresenterebbe un ulteriore motivo di impoverimento delle nostre comunità oltre quelli che già patiamo per altre ben note ragioni”. Analizzando gli elementi di sofferenza del momento non si può fare a meno di sottolineare che nella non ancora del tutto superata la pandemia, di cui stiamo ancora subendo pesanti ripercussioni, le nostre associazioni ora devono anche fare i conti con l’impennata dei costi necessari alla gestione dei servizi, in primo luogo i carburanti, ma più in generale di tutto quanto riguarda la loro logistica”.
L’improvviso aggravio del peso economico rappresenta sicuramente una seria minaccia alla possibilità di sostenere il nostro impegno in supporto alla popolazione, ma è solo l’ultimo dei problemi che ci affliggono che si somma ad altri già ben noti anche prima della pandemia e che stanno alla base della crisi del settore. L’aspetto economico è sicuramente fondamentale nell’immediato e come già altre volte in passato, probabilmente potrebbe anche essere superato con l’apporto di nuove risorse, ma concentrandosi esclusivamente su questo si mettete solo una pezza alla contingenza, rimandando ancora nel tempo la soluzione dei veri problemi che lasciati irrisolti sicuramente torneranno a pesare e continuando di questo passo non sappiamo quanto sia utile, ma anche possibile continuare a mettere pezze”.
“È ormai tempo di affrontare le vere criticità del sistema generate dalla concomitanza di più fattori, primi fra tutti la mancanza di personale medico e l’accentramento delle prestazioni sanitarie che hanno lasciando i territori periferici sguarniti degli strumenti necessari ad intercettare la domanda di prestazioni sanitarie di base fruibili in loco, facendo lievitare anche la richiesta di trasporto sanitario dei soggetti fragili verso i centri di prestazione generando forte pressione sulle associazioni”. ù
“In qualsiasi sistema compartecipato, non è pensabile che le carenze o le necessità organizzative di una componente possano essere risolte aumentando il carico su altre, nello specifico sul volontariato. Questa tendenza, come tutti stanno lamentando a gran voce, spinge il nostro mondo a impegnarsi oltre i propri limiti pur di aiutare la popolazione, minando però la sopravvivenza di molte nostre realtà, ed allo stesso tempo non risolve il problema, lo sposta solamente, mantenendo inalterate le criticità iniziali, se non addirittura aggravandole là dove dovessero venite meno nostre associazioni”.
“Se l’interesse di tutti è continuare a garantire alla popolazione gli attuali livelli di protezione, occorre che tutte le parti concorrenti al sistema, cui la legge regionale 70/2010 attribuisce pari dignità riconoscendone la specificità dei ruoli svolti, maturino la convinzione che da questo tunnel se ne esce solo attraverso un vero percorso di co-progettazione e di revisione del settore, andando a calibrare le azioni sulle reali capacità di risposta dei singoli componenti e perseguendo una vera politica di ottimizzazione delle risorse e di lotta agli sprechi che non si traduca, come spesso accade, in tagli lineari dove tutti perdono qualcosa, ma chi ne paga le maggiori conseguenze sono sempre e comunque le categorie più fragili, non garantendo più nemmeno chi ne avrebbe diritto”.
“In questi termini Pubbliche Assistenze e Misericordie sono pronte a rinnovare il loro l’impegno a sostegno dei bisogni delle comunità, chi altri in questo momento dovesse scegliesse strade diverse avrebbe anche il dovere e l’onere di darne ragione alla popolazione. Siamo poi altrettanto convinti che da parte dell’Assessorato regionale alla sanità ci siano la disponibilità e tutti i presupposti per intraprendere nelle sedi istituzionali preposte un percorso di riforma del settore. Rivolgiamo pertanto un accorato invito a tutte le componenti del sistema ai vari livelli, in modo particolare quelli territoriali, ad intraprendere prima possibile tutti insieme questo cammino, facendo ogni sforzo possibile per mantenere quanto gli illuminati accordi del passato hanno saputo sino ad oggi offrire a totale beneficio di tutta la popolazione toscana. Noi siamo pronti a fare la nostra parte di volontari e ancora prima di cittadini”.