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Giacomo Paradiso (Rock Factory): “Interventi su Tari, Imu e burocrazia per sostenere le associazioni culturali”

Ha scommesso sulla musica in una città dove certamente non è facile allontanarsi da certi schemi. Ma il suo salto nel buio, fatto il 14 settembre del 2008, insieme ad un gruppo di collaboratori ed insegnanti molto validi, è stato vincente. Giacomo Paradiso, presidente e fondatore di Rock Factory, prima scuola di musica senese interamente dedicata ai generi Rock, è il protagonista di questa bella “chiaccherata”, fatta con lo scopo di capire quali tipi di manovre potrebbero essere messe in campo adesso per aiutare concretamente, post Covid 19, le associazioni culturali del territorio.

Giacomo qual è la situazione culturale/musicale a Siena?

“La scena musicale senese è decisamente un vanto per la nostra città, sia per la quantità di associazioni e privati sia per il grande spessore artistico dell’intero settore. Anche fra i giovanissimi sono presenti realtà importanti, basti pensare ai Deschema a San Remo, a Cydonia che è ormai uno youtuber famosissimo in tutta Italia, tanto per citarne due; basta scavare un minimo per trovarne centinaia, non me ne vogliano se non li nomino tutti, la lista sarebbe veramente molto, molto lunga e dimostra che Siena è attiva, preparata e talentuosa, forse di più di tante città più grandi. Siena ha una sua storia, anzi è un tassello grandissimo della storia  e lo è su tutti i fronti, anche su quello musicale come ha sempre dimostrato. La nostra città non gioca però ad “armi pari” rispetto a tante altre zone d’italia, in primis per un fattore socio/politico in secondo luogo per un gap imprenditoriale. Ed è buffo che il primo problema sia la diretta conseguenza del secondo. La mentalità inoltre è totalmente sbagliata e ancora legata a certi vecchi schemi. In questi giorni sui social leggo molti interventi sui musicisti, persone prive della minima idea di come funzioni o cosa sia il nostro lavoro, pontificano spesso senza capire che il nostro settore è vittima di un sistema che è diventato “prassi”  in tutto lo stivale e che nasce da una grave mancanza legislativa e da una sempre maggior crescente svilimento della nostra professione che parte dall’immaginario collettivo per arrivare alla burocrazia assurda.
Penso ai grandi eventi che per un periodo sono stati realizzati nella nostra città e di come questi stessi venissero attaccati per poi scomparire con la crisi della Banca, ai locali di musica dal vivo che sono stati chiusi su basi totalmente di principio, anche “preventivamente” o alle scartoffie, permessi, ruoli gestionali affidati a partecipate che servono e sono serviti solo a due cose: scoraggiare l’imprenditoria musicale e come pretesto per chiudere le attività nel momento in cui diventino scomode.
Potrei essere molto specifico al riguardo ma vi annoierei.
Ecco avendo lavorato, nel mio piccolo, in molti stati Europei noto questo grande controsenso in Italia ed in particolare a Siena, ovvero di criticare senza cognizione di causa un intero settore per i suoi costi, istituire fondi, bandi per sostenerlo, creare regole ad hoc che lo scoraggino ed infine lamentarsi della sua mancanza per tornare poi al primo punto e ripartire da capo con lo stesso identico ragionamento. Tutto ciò va disinnescato ed il momento è adesso e se vogliamo trovare un lato positivo alla pandemia è che ci sta dando questa grande occasione”.

Cosa potrebbe e dovrebbe fare secondo te un’amministrazione comunale per andare incontro a questa categoria?

“Difficile per me andare d’accordo con la politica, è un mio limite lo ammetto e sono estremamente contento degli sforzi che le amministrazioni passate e presenti stanno mettendo in atto nei riguardi del settore musicale. Trovo bellissimo ad esempio che ci sia spesso un pensiero rivolto alla categoria da parte del Sindaco nelle interviste e mi ha colpito molto vedere il violinista MM. Shaihn suonare per le strade di Siena, iniziativa lodevole che mi è piaciuta molto. Sono però molto scettico sulla sua effettiva utilità pratica quando poi la mia città mi fa pagare un permesso per scaricare la strumentazione nel locale del centro storico ed uno per riprenderla se il lavoro si protrae dopo la mezzanotte. Se invece porto la tv nuova alla nonna il permesso è gratuito. Sarebbe necessario avere un assessore competente in materia musicale che non sia solo uno studioso ma anche egli stesso un artista od un tecnico del settore, invece spesso è successo che questo ruolo, così importante, venisse preso ad interim dal Sindaco stesso, come se fosse un ruolo inutile che possa esser gestito da chiunque. E’ normale che nnon facendo parte del settore certi problemi non vengano capiti fino in fondo. Sapete cosa succede spesso ad un cambio di amministrazione? Si va in comune e ci vengono chieste idee, coinvolgimento ma con determinati paletti, uno dei più frequenti è quello di mancanza di budget o di budget molto bassi. A quel punto o ci si tira indietro o si accetta pur di farlo. Le conseguenze di un evento realizzato con queste modalità sono disastrose e spesso (non sempre ci mancherebbe!) si tramutano nel non pagare i musicisti. Se ci pensate è abbastanza logico che vada a finire così, non si tratta di speculazione, semplicemente ci sono dei costi fissi da coprire solo per mettere un palco e tantissime scartoffie negli ultimi anni che hanno fatto sì che i budget non siano più sufficienti a coprire le spese. Non ce l’ho con chi si prodiga in questo senso , anzi credo di dire una cosa palesemente oggettiva e condivisibile, rimane che trovo stupido allestire uno spettacolo musicale senza investire nel suo contenuto principale: l’ Artista.
E’ veramente raro infatti che io lavori in quei contesti, molti la prendono come antipatia ma la verità è solo che non è conveniente farlo, ho più risonanza nel fare un video per i miei Endorsement, il mondo è cambiato in questo senso quindi va ripensato l’evento Live legandolo ad appuntamenti annuali fissi che siano la fase finale di una programmazione di eventi capillare e continua, che parta dai piccoli Pub (ma non ci sono quasi più) e passino dalle scuole. Sarebbe bellissimo poter dare più spesso il nostro contributo artistico alla città che ha sempre reagito molto bene”.

Cosa si potrebbe fare nel concreto adesso?

“Ci sono delle scelte da fare adesso,  il lockdown ha messo in ginocchio il nostro settore più di tutti gli altri, sarebbe quindi saggio ad esempio l’esenzione di Tari, Imu per le associazioni culturali ed i locali che abbiano requisiti di insonorizzazione pesante, togliere l’obbligo di previsione acustica per gli eventi e che vengano concessi spazi senza condizioni assurde e burocrazie infinite. Se io posso andare in autobus nella fase 2 perché non posso ripensare gli spazi dei concerti ed agevolare chi li amplia ed investe? Perché non posso riaprire una scuola se rispetto gli stessi criteri che si usano per i negozi, bar e ristoranti? Che si torni ad organizzare eventi come Notte Bianca e che ci siano dei fondi ad hoc per queste attività, cercando uno o più attori principali di rilievo, ad es Siena Jazz, Franci e Chigiana che a loro volta coinvolgano, visto che sono istituzioni in cui il comune è presente, tutte le altre associazioni, non a piacere, proprio con l’obbligo di coinvolgerle tutte almeno una volta l’anno. Questo sistema ha funzionato benissimo in più di un’occasione in passato e creato quello che da inizio 2000 fino al 2010 circa io ritengo esser stato un periodo d’oro per la musica Senese. Per farlo servono soldi e persone competenti. Queste ultime ci sono in città, anzi invito tutte loro a scrivere ai media e farsi sentire perché in questo campo la visione di uno è sicuramente meno esaustiva della visione di molti”.

Quali sono a tuo parere i danni che questa situazione può provocare al settore musicale/didattico?

“In questi giorni non smetto mai di ripetere che bisogna ripartire adesso e solo con le dovute garanzie di sicurezza. In caso contrario la stagione sarà perduta e molte strutture saranno costrette a chiudere, molti musicisti saranno letteralmente senza la possibilità di fare la spesa visto che verranno loro a mancare 4 mesi di attività didattica e non potendo contare sui live estivi altri 3 mesi di entrate mancate. Ricordate che nel nostro settore molti professionisti sono costretti ad affidarsi a Cooperative per la fatturazione e non hanno avuto alcun supporto dallo stato, nemmeno i 600 euro. Si perdono inoltre tutte le attività didattiche di gruppo (sale prova, lezioni di musica d’insieme, laboratori, seminari), senza sapere quando sarà possibile riprenderle, forse a Settembre, forse nel 2021 e non sappiamo quanto la pandemia abbia impaurito l’utente di questi servizi ed in quale misura sarà disposto ad utilizzarli. Senza il giusto supporto da parte delle Istituzioni sarà una vera e propria ecatombe senza possibilità di ripresa non essendo possibile pianificare una strategia a lungo termine. E non cominciamo a dire che si possa spostare qualsiasi cosa su piattaforme Online, come ad esempio la didattica, perché, oltre all’arretratezza tecnologica che caratterizza la nostra zona in fatto di connessione internet, una lezione di musica si basa sulla presenza umana ed un rapporto, quello allievo/maestro, imprescindibile. La lezione online è sicuramente stata un mezzo fondamentale nella fase 1 del Lockdown ma ha un’attrattività e una funzionalità che va bene per un periodo di tempo limitato e che sicuramente limita il nostro lavoro in maniera drastica.
Mi auguro che si faccia un passo in avanti verso una regolamentazione ad hoc per ogni sfaccettatura delle centinaia di professioni che orbitano intorno al mondo dello spettacolo/didattica. In questo senso moltissime categorie si stanno mobilitando in gruppo, una di queste è Professione Spettacolo Toscana Ovest che in questi giorni sto seguendo da vicino visto che mi è stata data la possibilità di raccontare le problematiche della nostra Associazione. Trovo sempre importante dare un contributo in queste occasioni in particolare se il mio interlocutore si pone un fine così complesso e nobile come questo”.

 

Cosa ti aspetti dal futuro?

“Mi aspetto un forte sostegno da parte dei nostri Soci e Partners che già in questi mesi si sono dimostrati attentissimi alle nostre problematiche. Pensa che in molti hanno pagato la retta anche senza far lezione, la cosa mi ha commosso, sono felice che si sia formato uno zoccolo duro che ci sostiene nonostante il momento sia economicamente durissimo anche per loro. Non finirò mai di ringraziarli e la cosa che mi rende felice è che significa che lo staff di Rock Factory ha saputo dar loro qualcosa di più della sola lezione di musica. E’ stato un vero raggio di luce in una notte infinitamente oscura, non ce lo scorderemo e già stiamo pianificando in che modo sdebitarci quando torneremo alla normalità.
Credo che soffriremo per un annetto ma abbiamo tutte le carte in regola per riprenderci: un gruppo Insegnanti che ha saputo fare gruppo e non solo in questo momento difficile, una Segreteria molto rodata e dei soci estremamente sensibili e presenti.
Mi aspetto inoltre che le Istituzioni dalle parole e dai gesti passino a fatti concreti, noi siamo disponibili a fare da consulenti e a mettere sul tavolo idee concrete a patto che si passi all’azione immediatamente. In questo senso ho molta fiducia nella mia città”.

 

Sara Corti

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