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Fino al 15 Ottobre secondo ciclo della scopertura straordinaria del Pavimento del Duomo di Siena

In occasione del venticinquesimo Giubileo Ordinario della Chiesa cattolica, indetto da papa Francesconel 2025, il cui messaggio centrale è la Speranza,  fino al 15 ottobre, la Cattedrale di Siena scopre il suo magnifico Pavimento marmoreo, in cui sono riflessi cinquecento anni di storia artistica, culturale e religiosa della città.

“Viviamo la nostra fede, specialmente in quest’anno del Giubileo, cercando di essere testimonianza che dà speranza al mondo – ha esortato papa Leone XIV rivolgendosi ai fedeli dalla loggia della Basilica di San Giovanni in Laterano – Un mondo che soffre tanto dolo per via delle guerre, per la violenza e la povertà. Ma a noi cristiani il Signore chiede di essere testimonianza vera”.

Seguendo l’invito di papa Leone XIV, i numerosi “pellegrini di speranza” che passeranno da Siena, lungo la strada Francigena, sono chiamati a percorrere, tarsia dopo tarsia, un cammino dedicato “alla più umile” fra le Virtù teologali, ma non per questo meno significativa, anzi fondamentale nella società contemporanea: Spes non confundit, la Speranza non delude (san Paolo, Romani 5, 5).

Nell’anno giubilare, sarà visibile, per la prima volta, la Speranza eseguita nel 1870 da Leopoldo Maccari, Giuseppe e Antonio Radichi su cartone di Alessandro Franchi. La tarsia è di solito coperta, anche durante la scopertura, per permettere l’accesso alla Cappella del Voto, spazio sacro destinato al raccoglimento e alla preghiera. La figura riflette la tipica iconografia, che prevede la gestualità delle mani giunte al petto, lo sguardo rivolto verso l’alto e il significativo attributo dell’àncora di salvezza, a cui “ancorare” le speranze dell’umanità. Il simbolo della stabilità deriva da un passo di san Paolo, che invita all’afferrarci saldamente alla Speranza: “In essa infatti noi abbiamo come un’àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore” (Ebrei 6, 19-20).

Il titolo del percorso spirituale e simbolico si ispira al vaticinio della Sibilla Persica, che incontriamo nell’ultimo riquadro della navata di destra. Il disegno della sacerdotessa, che indossa un velo e sorregge un libro, è attribuito al pittore Benvenuto di Giovanni (1482). La profezia, iscritta sopra il leggio, deriva dagli Oracoli sibillini citati da Lattanzio nelle Divine Istituzioni e rinvia a uno dei miracoli compiuti da Cristo: “Con cinque pani soltanto e due pesci sazierà sull’erba cinquemila uomini. Raccogliendo gli avanzi, riempirà dodici panieri PER LA SPERANZA DI MOLTI”.

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