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“Finisterre” la mostra che esplora il rapporto tra uomo e natura. Dal 1 al 29 Giugno a Palazzo Civico Storico di Montalcino

Per l’Intervista della Settimana di domenica 1 Giugno alle ore 12:10, al microfono di Antenna Radio Esse, Alice Leonini e Carlo Carfagni in occasione dell’inaugurazione della mostra Finisterre.

Esplorare il rapporto tra uomo e natura: è questo il tema di “Finisterre”, la mostra, realizzata da  Alice Leonini e Carlo Carfagni, con Pietro Caponetti, che sarà allestita dal 1 al 29 giugno presso il Palazzo Comunale storico di Montalcino, organizzata dalla Proloco Montalcino.

Domenica 1 Giugno ore 18.00 l’inaugurazione.

“Finisterre”, da cui prende il titolo questa mostra, è definito l’ultimo lembo di terra prima del mare. Un luogo di frontiera dove ciò che era prima muta irreversibilmente in un altro, in un altrove.

PROGRAMMA:

1 Giugno ore 18.00 – Happening e performance “The Gorilla’s Dream” e “Liberation”

6 Giugno ore 18.00 – Teatro-scienza – Lo spettacolo “Scimmie, uomini e Dei” con  Stefano Ricci, paleoantropologo e divulgatore scientifico e Jacopo Crezzini, archeozoologo, del Dip. di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena.

29 Giugno ore 18.00 – Finissage e Performance “Pane al Pane Vino al Vino” di A

Il lavoro di Leonini, Carfagni e Caponetti, si innesta in questo divenire a tratti immaginifico e al tempo stesso naturale.

I tre lavori hanno in comune una ridefinizione antropocentrica dove l’umano è assente o mutevole, o semplicemente ridefinito.

I gorilla umanizzati di Leonini, gli uomini della terra di Caponetti e l’umano mutante di Carfagni si collocano in una utopica ridefinizione di bellezza per dare vita o suggerire a nuove  possibili  rinascite. Il lavoro dei tre artisti, pur nella loro diversità, dialoga in questa esposizione per raccontare di assonanze inaspettate e a tratti spiazzanti.

FINISTERRE, villaggio sul punto più occidentale della Spagna, dà pure il nome ad una raccolta di poesie (1940-42) di Eugenio Montale, tuttavia conosco un verso molto più antico che mi ha sempre dato una sorta di brivido: e così la viva potenza del suo (Epicuro)  spirito riuscì a trionfare/ e si spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo, /esplorò con il cuore e la mente l’immensità dell’universo.

L’esperienza estetica (come il fiat del Dio creatore) dà vita a ciò che esprime rendendolo qualcosa di accessibile a tutti, ma il mondo visibile/tangibile, non è il mondo intero, semplicemente perché attorno alla nostra visione c’è sempre un orizzonte di cose non viste o anche non visibili.

Il movimento astratto dell’arte, anche quando è “figurativa”, è abitato da una capacità di oggettivazione, da una funzione “simbolica”, in cui il dato sensibile, l’immagine dipinta o scolpita è rappresentativa di un eidos, di un’essenza che mostra-indica una pluralità di “esperienze” su di un medesimo nucleo intellegibile, quell’eidos appunto. Si tratta –sempre – di disporre dietro il flusso di impressioni, di una invariante (sempre quell’eidos o quid, o quidditas), che strutturando la materia dell’esperienza percettiva. ne rende ragione (traendola dal caos). Per accorgerci di tutto ciò ci occorre la riflessione che come il palombaro di Delo, citato dal Socrate platonico può condurci su profondità inesplorate e cogliere quel contenuto irriflesso (di nuovo, invisibile ai sensi) e che presuppone un passato che non è mai stato presente, al quale fu dato il nome di archetipo.

Possiamo ricevere l’ oltre le mura fiammeggianti del mondo, come valida metafora (ma ce ne sono anche altre) per l’esperienza vitale della vertigine, della nausea, dell’abisso che sono la coscienza e l’orrore della nostra contingenza, cioè del fatto che siamo, ma potremmo anche non esserci, dei nostri confini/limiti.

Inoltrarsi nell’incerto, o peggio nel vuoto, è la strada che dopo esser nati ci attende, una nuova (e faticosa),  ri-nascita, interiore, stavolta, verso il numinoso, detto altrimenti processo di individuazione, oltre quell’esistenza terrena che è soltanto una materializzazione tridimensionale, che può liberarsi/sciogliersi, estraendo quella quarta dimensione che sola può accrescere e redimere le facoltà umane.

Qui si riferisce lo stravagante nottambulismo di un uomo qualsiasi,  allontanatosi dalla sua sede naturale, per andare incontro a qualcuno che lo aveva chiamato.

Era verso l’imbrunire di una giornata d’agosto, in un luogo stranamente aperto ed elevato. Di lì si dominava un vasto piano che s’allontanava indistinto nel vapore della calura, percorso da vie diverse, ogni tanto accidentate da rilievi coperti di bosco. In qualche punto c’erano Borghi e capanne isolate.

All’entrata della notte, dopo che il cielo nel fondo si era andato profilando col suo rosso infuocato,  carico ancora in una velatura più tenue, non succedeva più nulla. Forse non sarebbe neppure imperversata la pioggia che le nuvole del giorno avevano minacciato.

La quiete generale non era più soltanto il principio di un riposo. Qualcosa era finito per non ricominciare più come prima.

Lo indicavano gli scarsi casolari lontani, che non s’illuminavano più con l’intermittente insistenza delle altre sere: spenti tutti nello stesso momento, con la fissità uguale dell’ultimo segno di animazione che avevano avuto. Lo indicava anche un soffio impercettibile di vento, qui assente, che dove ancora si poteva distinguere una parvenza di paesaggio noto faceva ondeggiare cime di piante appena appena, tanto da accennare debolmente quello che era lo spazio ormai inutilizzabile di ieri. Qui nel cielo fermo si attendeva una luna che non veniva mai, e l’ombra non aveva nulla da impoverire o disanimare, perché ogni cosa si era immobilizzata da sé.

Sarebbe stato impossibile indovinare che cosa c’era più in là e se una via qualunque, domani schiarita da un’altra luce, proseguisse in una direzione presunta, oltre la natura conosciuta.

THE GORILLA’S DREAM

“From the jungle with love”, il progetto artistico di Alice Leonini e Carlo Carfagni in mostra lo scorso novembre alla galleria Cesare Olmastroni, ha esplorato il rapporto tra uomo, natura e istinto, invitando a riflettere sulle complesse dinamiche tra l’essere umano e il pianeta. Al centro del suo lavoro emerge la figura di un gorilla antropomorfo, simbolo di una salvezza umana che passa per la riconnessione con l’istinto e ambientato in uno scenario esotico e spoglio di paesaggi antropizzati che evocano un mondo post-umano.

Per il progetto FINISTERRE questa storia prosegue nell’opera presente in mostra, Good night gentle giant. Qui, il gorilla dormiente sul bordo di una piscina, compie uno step successivo incominciando proprio dal sogno a costruire poco a poco l’immaginario di se stesso in una dimensione più evoluta. Così lo scimmione, che di lì a poco diventerà nudo, in questa fase onirica prenderà consapevolezza della sua identità, scoprirà la sua immagine e diventerà vanitoso, desidererà di dominare gli altri animali, avrà voglia di innamorarsi e magari di partire per un lungo viaggio verso mondi sconosciuti.

Nata a Siena, Alice Leonini, artista indie,  si è formata presso le Accademie di Belle Arti di Firenze, Cuneo e Siviglia. Artista raminga e indipendente nel campo dei linguaggi artistici, spazia dalla performance, al video, all’installazione, pur riconoscendo la pittura quale linguaggio di appartenenza. E’ docente di discipline pittoriche al Liceo Artistico di Siena.

Tra i suoi ultimi e significativi progetti artistici ricordiamo L’ODORE DEL ROSSO, durante la settimana del contemporaneo 2015 al Santa Maria della Scala di Siena. Nel 2019, inaugura L’ODORE DEL ROSSO#2 presso OCRA Officine dell’Abitare a Montalcino SI. Nel 2018 con GMG Progetto Cultura partecipa all’evento artistico, Tempo Liberato, al Museo Civico Palazzo della Penna. Nel 2019 nella Temprary Gallery del Porto Marina di Scarlino, espone “ASFALTI”; una serie di opere interdisciplinari sul tema del viaggio e della stratificazione urbana.

Alla fine del 2024 espone la sua ultima ricerca artistica sullo scimmione antropomorfo e sui paesaggi antropici alla galleria Olmastroni di Siena con la Mostra FROM THE JUNGLE WITH LOVE.

Carlo Carfagni

La serie di lavori recenti, su disegni di grandi dimensioni, si colloca nel finisterre di un racconto, uno spazio popolato in qui qualcosa è accaduto o deve ancora accadere. L’assenza e il ricordo della presenza, come in una immagine intrappolata in uno specchio.

Roma, 1955. Docente di Storia dell’Arte e di psicologia della percezine visiva, artista indie, videomaker, autore e regista teatrale.

Ha partecipato tra le altre cose: nel 1998 al “Visionaria International Film” a Siena e allo “Short Film Festival” di Roma – Lavori teatrali  tra cui: 1996/97 “la perfezione di uno spirito sottile” , Mediascena Europa al teatro “E. De filippo” di Roma, 1998 “Il peggio è passato” Verona, Colpo di fulmine associazione culturale per l’arte attuale,  2003 Palio di Montisi, drappo e documentario “Sogni”, 2004 “segreti con Alice leonini a Montalcino, Siena, 2005,2011 “disonora il padre” C02 Gallery di Roma,  2015,” l’odore del rosso”, Santa Maria della Scala, Siena – 2016, intervento presso MAAM, museo dell’altro e dell’altrove “Colpi di pistola”, Roma – 2017 –“ I think art is…”con Lara Nicoli, Museo MACRO di Roma e Museo Collicola di Spoleto (Festival dei due mondi)  2018 – Roma, We Gill,, L’arte incontra il cibo, XI Culinaria – 2018 Perugia, “sul tempo” Museo Civico Palazzo della Penna.- 2024 Siena From the jungle whit love con Alice Leonini – Galleria Comunale di Siena

Pietro Caponetti

In questa mostra Caponetti espone opere di grande formato che raffigurano personaggi appartenenti al territorio della Toscana. Attraverso una complessa operazione pittorica e dall’uso della tecnica dello strappo queste opere perdono la loro connotazione originaria assumendo una forma indefinita e una particolare stratificazione. Le figure disgregandosi lasciano la libertà di trovare una propria personale interpretazione.

Nasce a Bologna nel 1982. Fa parte della giovane generazione di artisti bolognesi che ha al suo attivo diverse partecipazioni a mostre personali e collettive a Bologna e a Milano (Palazzo Borromeo). Laureatosi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, inizia la sua carriera annotando in disegni su taccuini ogni aspetto dell’arte e tutto ciò che della vita lo circonda, dall’intensa scena artistica di New York, dove ha passato lunghi periodi di studio e ricerca, alle colline di Montalcino: qui, in una villa rinascimentale realizzata da Baldassarre Peruzzi, entra ‘a bottega’ presso uno degli ultimi maestri restauratori, apprende l’arte antica dell’affresco e poi la tecnica dello strappo, che diviene, trasposta nel suo sentire contemporaneo, il suo tramite espressivo fondamentale.

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