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Festival della Salute: “L’ospedale del futuro”

Interessante momento di confronto quello che si è svolto al Santa Maria della Scala relativo a “L’ospedale del futuro”. Mario Pappagallo ha introdotto i relatori che hanno espresso le loro aspettative sul tema della conferenza, immaginando appunto l’ospedale del futuro.

“Nel Settecento – dice Francesco Dotta, Pro Rettore dell’Università degli Studi di Siena – Pietro Asburgo Lorena rilanciò l’edilizia ospedaliera. Ora, dobbiamo partire dalle conoscenze mediche presenti. Devono essere prese in considerazione quando si parla di ospedale, ma è necessario immaginare un ospedale futuro dove siano presenti anche figure professionali collaterali ai medici, come ingegneri e avvocati, che portino ad avere un ospedale multidisciplinare”.

“E’ necessario introdurre in maniera massiva e accessibile la terapia genica – spiega la dott.ssa Alessandra Renieri, Direttore UOC Genetica medica – per la cura delle malattie rare, che rappresentano una grossa fetta della sanità anche se poco conosciute. Devono essere rese accessibili queste terapie avanzate anche in relazione alla malattie più comuni, tra cui il Covid, nelle quali c’è una grande parte di genetica dell’ospite, che fa la differenza nella manifestazione dei sintomi. Nell’ospedale del futuro ci dovrà essere la possibilità di fare una terapia personalizzata sulla base della genetica e dei processi fisiopatologici diversi”.

“Negli ospedali attuali – fa seguito Ing. Paolo Fusaro, direttore generale di Mieci, società di Renovit specializzata in efficienza energetica e servizi di facility management per la pubblica amministrazione e le strutture sanitarie – le criticità maggiori che riscontriamo nel nostro ambito sono legate alla qualità dell’aria, dell’acqua e dalle condizioni di comfort interne degli ambienti. Immagino un ospedale del futuro dove questi requisiti vengano presi nella dovuta considerazione, rispettando nel contempo condizioni di efficienza energetica complessiva degli edifici”.

Il pro-rettore alla sanità Francesco Dotta si è poi soffermato su “La medicina traslazionale”: “E’ un aspetto molto attuale per il futuro della medicina, perché abbiamo i mezzi per farlo. Dobbiamo interpretare i dati a favore del singolo paziente verso una medicina di precisione che permetta di personalizzare le cure a seconda delle specificità del singolo paziente”.

Alessandra Renieri, Direttore UOC Genetica medica, AUO Siena ha invece presentato “Il progetto GenCovid”: “La genetica è il punto di partenza per la personalizzazione. Negli ultimi 18 mesi siamo coinvolti nel GenCovid, progetto che ho coordinato, che coinvolge 40 ospedali italiani e che ci ha guidato nel comprendere perché alcuni soggetti, il 2%, abbiano delle reazioni più gravi alla malattia rispetto ad altri. Abbiano raccolto materiale biologico per la ricerca e i dati clinici per correlare e capire il perché questa percentuale fosse a rischio di vita. Abbiamo fatto grandi passi avanti partendo da una condizione metodologica non ottimale perché il metodo mendeliano tradizionale non ti consentiva di affrontare questo tipo di malattia genetica complessa; la metodologia non era così forte da potersi tradurre nella pratica. Siamo riusciti invece la scorsa settimana a depositare in AIFA un lavoro scientifico che pone la prima pietra per creare un modello ‘post mendeliano’ con regole matematiche che spieghino come si combinano i vari geni che rendono suscettibile l’individuo a Covid grave. Abbiamo pertanto aperto una negoziazione con AIFA una piattaforma di trial clinici basata su marcatori genetici specifici verso l’individuazione di terapie specifiche verso una medicina sempre più personalizzata”.

L’Ing. Paolo Fusaro, che rappresenta Renovit, gruppo di Snam e Cdp Equity impegnato nella riqualificazione energetica di condomini, imprese e amministrazioni pubbliche, ha invece posto l’attenzione su “Il risparmio energetico per l’ospedale rispettoso dell’ambiente: il partenariato pubblico-privato”.

“La tecnologia negli ospedali è sempre più importante e richiede apporti energetici rilevanti e quindi più un ospedale è tecnologico, più è energeticamente rilevante. Non solo, le strutture sanitarie italiane sono particolarmente vetuste, con il 70% delle strutture realizzate prima del 1970 e il 45% prima del 1940. Questo si traduce in una spesa energetica e manutentiva spesso insostenibile. Fare riqualificazione energetica negli ospedali consente proprio di ridurre queste due voci di spesa, ripagando in questo modo il costo degli interventi stessi. Non solo, si riduce anche l’impronta ambientale complessiva: da uno studio del 2019 emerge che le strutture ospedaliere e sanitarie sono responsabili di circa il 3,5% delle emissioni di CO2 in Italia. Uno strumento per realizzare interventi di questo tipo è il partenariato pubblico-privato che consente di mettere a disposizione degli enti pubblici risorse economiche e competenze specializzate private”.

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