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“Con il Piano paesagistico regionale rischio abbandono delle campagne”. La preoccupazione della Cia

“Se il Piano paesaggistico regionale rimanesse così, come è stato presentato, rappresenterebbe per molte aree della nostra provincia un ostacolo pesante allo sviluppo dell’agricoltura, favorendo alla fine l’abbandono e la perdita di suolo agricolo. Confermiamo il nostro giudizio di un piano con luci ed ombre, espresso all’indomani della sua adozione da parte del Consiglio regionale. Non tutte le schede sono uguali, si confrontano nei vari documenti visioni diverse; tuttavia, complessivamente, c’è un pesante ed a tratti assurdo attacco allo viticoltura, ma anche all’ortofrutticoltura, alle colture intensive in genere. Insomma, lo ribadiamo, così non va”. Lo sottolinea Luca Marcucci, presidente della Cia Siena, intervenendo nel dibattito sul nuovo Piano paesaggistico regionale.

La Cia senese segue con attenzione il dibattito che si è aperto intorno al piano paesaggistico e le prese di posizione che si susseguono. “Condividiamo alcuni importanti ed autorevoli commenti apparsi sulla stampa, a partire dalle affermazioni del professor Scaramuzzi – aggiunge Marcucci – e l’allarme lanciato dal mondo vitivinicolo; così come apprezziamo le dichiarazioni dell’assessore Salvadori, che accolgono e fanno proprie le nostre preoccupazioni. Ci preoccupano invece, se quanto riportato dalla stampa corrisponde al suo pensiero, alcune posizioni espresse dall’assessore Marson, che da un lato ribadisce il ruolo paesaggistico dell’agricoltura e la fondatezza di alcune richieste di correzione, confermando tuttavia la necessità di conservare il ‘mosaico delle colture’ e proponendo di limitare eventuali nuovi interventi all’ambito della sola sostituzione dei vecchi impianti (ad esempio per i vigneti). La Cia continua a chiedere il rigoroso rispetto dell’Art. 149 del Codice del paesaggio e la coerenza tra il piano paesaggistico e la proposta di riordino della Legge urbanistica, della quale auspichiamo la rapida approvazione, escludendo le scelte agronomiche e colturali dall’ambito della pianificazione sia urbanistica che paesaggistica. Contiamo sulla disponibilità al confronto dichiarata, e più volte concretamente manifestata, dall’assessore Marson – conclude Marcucci –. Se il piano rimanesse ostaggio di chi vagheggia la conservazione del paesaggio di impronta mezzadrile, per qualcuno sarebbe un sogno, per noi sarebbe un incubo, per il paesaggio toscano sarebbe morte sicura causata da progressivo abbandono”.

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