Un risveglio difficile stamattina quello di Antonio Sanna, proprietario insieme ai fratelli Paolo e Vittoria del Podere Sant’Anna, storica impresa agricola delle terre di Siena che produce un altrettanto famoso pecorino.
Le pecore dell’azienda sono state attaccate nella notte da un branco di lupi, due quelli visti fuggire dallo stesso Antonio Sanna, ma dovevano essere molti di più considerando che sono riusciti ad aggirare e far correre nei boschi tre cani da guardia e che sono poi riusciti e superare le difese, i recinti anti-lupo presenti nell’azienda a tutela del bestiame.
“Dire che siamo indignati è dire poco – tuona il direttore Coldiretti Siena, Simone Solfanelli – perché siamo di fronte a una vicenda di una gravità inaudita. I lupi sono entrati dentro a un capannone, minando quindi, oltre al danno enorme compiuto, anche la sicurezza degli uomini che lavorano. Visto che la politica ha scelto di tutelare i lupi e non le pecore, ci aspettiamo però l’indignazione di fronte a un fatto simile, perché ciò che è successo si traduce adesso in una mancanza di garanzie e sicurezza per i lavoratori: il lavoro perso con i capi uccisi chi lo tutela? Di prospettive e di futuro per i giovani che avrebbero portato avanti poi il lavoro nell’azienda. All’alba di questa mattina, i lupi trovati nel capannone avrebbero potuto aggredire anche gli uomini che stavano arrivando per lavorare. E’ per questo che Coldiretti Siena sceglie di prendere una posizione forte: qualsiasi spesa legale dovrà essere affrontata dalla famiglia Sanna, qualsiasi avvocato sarà necessario, le spese saranno sostenute da Coldiretti. Questo deve essere chiaro, un messaggio forte per far capire quanto siamo furiosi con una politica che sceglie gli operai da sostenere e che preferisce tutelare i predatori e non le prede”.
Il bilancio è pesante, i danni ingenti: 70 le pecore perse, tra quelle trovate morte sbranate e quelle ferite gravemente per le quali i veterinari hanno disposto l’abbattimento. A questo si aggiungeranno ulteriori danni per i quali si sta facendo una stima.
L’azienda dei fratelli Sanna è un’impresa storica del comune di Monteroni d’Arbia, con circa 500 pecore e un caseificio con filiera biologica.
Il racconto di Antonio Sanna è duro: “Stanotte abbiamo avuto l’attacco, stamattina me ne sono accorto arrivando alla stalla, ho visto le pecore nel recinto molto impaurite, i cani sono arrivati dietro di me quando hanno sentito la mia macchina, anche loro sembravano visibilmente molto impauriti, e lì ho capito che doveva essere successo qualcosa. Così – racconta l’uomo – mi sono avvicinato al recinto, lo ha illuminato, mi sono accorto della strage. Quando mi sono reso conto di quello che era successo ho preso la macchina e ho fatto il giro del recinto, tra l’altro si tratta di un recinto anti-lupo, e ho visto due grossi esemplari allontanarsi, ma sicuramente erano di più perché la strage che hanno compiuto non può essere stata fatta solamente da due lupi. Sono riusciti ad allontanare i cani da guardia che erano visibilmente impauriti quando sono arrivato. Se fossero stati solo due esemplari, i miei cani da guardia li avrebbero aggrediti”.
Non è la prima volta che l’azienda dei fratelli Sanna subisce degli attacchi, era già successo nel 2014 e poi nel 2016 ma in maniera limitata. Sembrava che la situazione si fosse tranquillizzata, considerando anche le difese messe in campo: recinto anti-lupo, cani da guardia e giri di ispezione che vengono fatti da loro ogni sera.
Sempre Antonio Sanna riguardo all’entità del danno: “Ad ora è difficile da calcolare esattamente, ne parlavamo anche con il veterinario, tra i capi colpiti dovremmo individuare quelli che potranno essere curati e quelli dovranno essere invece soppressi, si verificheranno forse aborti e quant’altro, ci vorrà circa un mese per arrivare ad una stima precisa dei danni che abbiamo subito, quello che sappiamo è che il danno è ingente. Per evitare questo tipo di attacchi bisogna che questi animali non circolino più sul nostro territorio, perché il lupo è incompatibile con l’allevatore. È da oltre 25 anni che viviamo con questi problemi e la situazione si sta aggravando, oggi abbiamo perso parte di un patrimonio culturale e genetico, quello rappresentato dalla pecora sarda che dagli anni ‘50 ha caratterizzato l’ambiente e la produzione di questo territorio. Lo Stato – conclude con amarezza Antonio Sanna – tutela la selvaggina nell’interesse della collettività, come si spiega nella legge 157 quindi nella collettività ci dovrei essere anche io, ma quando subisco predazioni di questo genere nel mio allevamento, i campi devastati dai cinghiali e le vigne distrutte dai caprioli, aspetto qualcuno di dovere che mi dica se la tutela riguarda anche il mio interesse di imprenditore agricolo oppure no”.
Foto Paolo Lazzeroni (Siena NEWS)