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Baby Gang nel senese, lo psicologo Ricci: “sono fatti isolati ma che dimostrano il disagio di una generazione”

Il giorno dopo le denunce e gli arresti dei giovanissimi membri della Baby Gang che dal Dicembre 2013 effettuavano reati nella Val d’Elsa ci si chiede perché fatti analoghi possano verificarsi soprattutto in piccole località di provincia. Le pagine di cronaca soltanto pochi giorni fa hanno visto protagonista un ragazzo membro di una gang diffusa in tutto il mondo che ha aggredito un capotreno milanese con un machete.
Questa mattina ai nostri microfoni è intervenuto lo psicologo della Usl 7 di Siena Francesco Ricci. “Sono rimasto stupito leggendo le pagine dei giornali, credo che quanto accaduto nella nostra Provincia sia un fenomeno del tutto particolare, sono casi isolati e peculiari nel nostro territorio, che però sono esplicativi di un disagio esistente tra i giovani. Gli adolescenti cercano un’identità e spesso all’interno di un gruppo riescono a trovarla. I comportamenti a rischio e socialmente pericolosi sono solitamente connessi alle velleità dei ragazzi di identificarsi come leader cercando di oltrepassare i loro limiti.”
Riguardo alle responsabilità dei genitori Ricci prosegue: “spesso in questi casi non c’è la capacità della di riconoscere le difficoltà dei loro ragazzi, ascoltandoli ed essendo presenti nella loro vita. Genitori inconsistenti che non danno limiti ai loro figli e non riescono a indirizzare i ragazzi, che quindi trovano una loro strada soltanto all’interno di un gruppo di loro coetanei. La stessa capacità di essere responsabili deve essere appresa dalla famiglia e quando gli adulti sono i primi a non essere in grado di identificarsi come punti fermi della realtà dei loro figli questi restano spaesati e non hanno più riferimenti.”
Lancia un primo allarme Ricci: “oggi non ci sono più occasioni di confronto e dialogo tra genitori e figli, è questo il vero pericolo. Dobbiamo dedicare tempo ai nostri ragazzi, avere anche semplicemente un momento durante la giornata nel quale capire le loro emozioni, i loro sentimenti. Dobbiamo imparare a sintonizzarsi, magari ricordandosi della nostra adolescenza e comprendendo le loro esigenze.”

 

Per riascoltare l’intervista a Francesco Ricci cliccare qui:

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