Fanno appello al sentimento di appartenenza dei senesi (alla contrada, e di conseguenza alla città), e al buon senso di chi deve giudicare una materia così particolare i Priori delle 17 contrade che ieri sera si sono riuniti in via straordinaria, visti i fatti degli ultimi giorni, la pioggia di avvisi di garanzia recapitati a molti contradaioli in seguito alle scazzottate del dopo corsa di agosto. Gli Onorandi chiedono compattezza per affrontare questo momento difficile e auspicano anche che, chi è chiamato a pronunciarsi su quanto accaduto, tenga conto della peculiarità del contesto in cui è avvenuto.
Ecco il testo del documento varato dal Magistrato delle Contrade
Preso allo dei provvedimenti che la Magistratura sta assumendo nei confronti di molti contradaioli, Magistrato delle Contrade non può esimersi da una riflessione che vada al di là della comprensibile apprensione del momento e attivi una comunicazione leale e collaborativa fra tutte le parti in gioco – Popoli, Dirigenti, Istituzioni, stampa – dimostrando consapevolezza non retorica del ruolo delle Contrade quale garanzia di coesione sociale, presidio del territorio, partecipazione attiva, capacità di autoregolamentazione. Se fino ad oggi si è rimandata una risposta unanime, di fronte al rischio che qualcosa di autenticamente nostro come il Palio ci sfugga di mano e si snaturi finendo per assomigliare ad una manifestazione qualunque è indispensabile ravvalorare il senso di appartenenza cittadino, dimostrando una compattezza che non sia di facciata.
Insieme le Consorelle costituiscono una civitas che quotidianamente e concretamente testimonia
valori etici e culturali, e il Palio ne è l’espressione piú schietta. Nel palio si esaltano quella stessa passione, fierezza d’animo e spontaneità che fanno delle Contrade per tutto l’anno un’architettura sociale efficiente che non ha eguali proprio perché fondata su di unà genuinità di sentimenti degna di rispetto. Consapevoli che il confronto tra rivali, limitato rigorosaménte ai giorni di palio, debba mantenersi entro una cornice di sostanziale correttezza e rispetto reciproco, e che la sensibilità dei tempi impone un costante adeguamento delle consuetudini, non possiàmo dimenticare che la nostra è una Festa di popolo, dove la naturale animosità e l’impeto di emozioni contrastanti sono parte essenziale della solennità del rito. Un giudizio che non tenga conto di queste componenti e che equipari indiscriminatamente i momentanei eccessi ad un’attitudine facinorosa, rischia, da lato di svilire l’impegno di quanti, ciascuno nel proprio ruolo, si prodigano a tutela della Festa e della tradizione e, dall’altro, di scoraggiare quella autoregolamentazione che, se praticata con coerenza rimane il più efficace antidoto contro le degenerazioni.
Dirigenti e contradaioli non possono non sentirsi a disagio di fronte ai reiterati tentativi di ingabbiare la Festa mortificandone l’autenticità e l’assoluta originalità. Se troppo spesso si imbrigliano gli slanci, si frenano le passioni, si irrigidiscono i comportamenti applicando
dogmaticamente le doverose regole senza contestualizzarle alla sociologia del luogo e di un evento dove sono insiti momenti di casualità e imprevedibilità, la Festa rischia di diventare artificiosa.
Quando non ci si senle iiberi di esprimersi, la disaffezione per il Palio (solo un aspetto, tuttavia non secondario della vita delle Contrade) rischia di trasformarsi in disaffezione per la contrada e per la città, rischia di intiepidire l’interesse, la partecipazione, l’impegno, lo spirito di sacrificio che rendono possibile la realtà quotidiana delle contrade.
La compattezza con cui oggi affrontiamo un problema che siamo coscienti non riguardi solo singole consorelle ma l’integrità della Festa è un richiamo forte ai valori comuni della nostra civiltà che ci sentiamo di rivolgere alla città e alle sue istituzioni.