Presentato nel Cortile del Podestà il drappellone del Palio straordinario che si svolgerà il 20 Ottobre, dipinto da Gianmarco Montesano. L’opera è stata accolta positivamente dai presenti, venendo particolarmente apprezzata la semplicità del dipinto. Gli applausi hanno accolto il cencio dedicato alla fine della Prima Guerra Mondiale.
L’eclettico artista torinese, conosciuto e apprezzato a livello internazionale per quel suo modo di vivere e interpretare una pittura figurativa che prende corpo da frammenti-icona di storia, sintesi concettuale, analisi e percezioni di un sentire che, in maniera personalissima, riesce a far trasmigrare sulla tela.
Sul drappo di seta solo due soggetti dominano lo spazio, un soldato e una giovane donna, per la presa e la trasmissione di una realtà così tragica come quella rappresentata da un conflitto che macchiò di sangue l’Italia come le altre nazioni che vi furono coinvolte.
Nessun rimando palese ai campi di battaglia. Montesano non ne ha avuto bisogno.
Il simulacro della guerra è tutto lì. In quel militare che porge dei fiori ad una bellissima ragazza mentre la saluta baciandole la mano. E’ il fante del Piave, veterano del dovere. Un dovere che qui si esprime nella gentilezza dell’omaggio reso alla Bellezza, alla Pace ritrovata e all’Amore: una forma di preghiera rivolta alla figura di una femminilità assoluta nel Celeste universale. <<Ho cercato – spiega l’artista – un drappellone allusivo e laicamente religioso. La presenza femminile, sia pure con valenza assolutamente diversa, allude alla figura sacra che domina la storia iconografica dei dipinti per il Palio>>.
L’impatto visivo è immediato.
Una narrazione unica. Affatto semplice, come al contrario potrebbe, invece, sembrare. La cifra stilistica dell’artista è, ancora una volta, perfettamente riconoscibile. <<I limiti del mio modo di intendere la pittura mi vietano qualsiasi brutalità dei segni e dei colori, così a discapito, forse, di una visibilità forzata e per me volgare, ho tentato la leggerezza del linguaggio nel quale mi esprimo>>.
Con sguardo semiotico si colgono significanti oggettivi, ma anche interpretabili e personalizzabili da parte di chi guarda l’opera, capace di aprire squarci che fanno riaffiorare memorie e pagine di storia. Riflessioni e introspezioni. Ai senesi non sfuggirà, certo, l’indice della mano sinistra della figura femminile che indica l’emblema dell’antica Repubblica di Siena: uno scudo blu con la parola Libertas scritta in oro.
La forza linguistica del drappellone di Montesano è in quel dialogo senza parole, ma carico di simboli, che intercorre tra i due personaggi proiettati in uno sfondo monocromatico celeste, quasi a volerli decontestualizzare per ancorarli ad una materialità al di là dell’apparenza. E’ un azzurro tenue, rassicurante e luminoso. La Grande Guerra è terminata. E quello è il cielo degli assoluti, religiosi o laici, oltre il tempo, oltre la cronaca degli accadimenti.
Immagini paradigma di un’umanità sopravvissuta a quel punto di non ritorno generato dall’entrata in guerra, perché la vittoria, anche se a difesa di giusti ideali, si conquista solo se a vincere è la morte.
Gli stemmi delle dieci Contrade, che si contenderanno la vittoria sul tufo di piazza del Campo, sono stati dipinti in maniera circolare sulla parte alta del drappellone, con al centro la Balzana, lo stemma di Siena, quasi a voler evidenziare l’indissolubile rapporto tra la città e le sue Contrade. L’artista ha posizionato l’araldica contradaiola non secondo l’ordine di esposizione delle bandiere alle trifore del Palazzo Comunale bensì secondo i terzi della città (Camollia, Città e San Martino), di cui ha riportato l’iconografia.
Un’opera di acciaio e rame che, nelle forme, ricorda l’abbraccio alla Piazza del Campo dove sfileranno l’eleganza e la bravura degli alfieri, del tamburino e di tutti i figuranti delle 17 contrade. Un’opera fortemente legata alla città e alle sue tradizioni, così come la sua autrice, Sara Cafarelli, artista a tutto tondo che ha realizzato il Masgalano per il Palio Straordinario del 20 ottobre.
L’ambito riconoscimento è stato offerto dal Coordinamento addetti al Gruppi Piccoli e al Gruppo Giovani delle Contrade e, non a caso, nell’opera ecco, uno accanto all’altro, i barberi con i colori dei 17 rioni. E’ l’omaggio della Cafarelli al gioco più amato dai bambini senesi che, da generazioni, simulano la Carriera facendo rotolare le palline colorate come se fossero i cavalli che si sfidano per il Palio.
In questo modo l’artista ha saputo reinterpretare il premio alla miglior comparsa che, nella tradizione, riceveva un grande piatto o bacile d’argento. Una reinterpretazione nei materiali e nelle forme in cui però si può trovare la storia del Masgalano: i cerchi concentrici con uno specchio al centro rispettano la consuetudine pur innovandola dando vita ad un’opera d’arte unica.
Di sicuro effetto i materiali utilizzati. L’acciaio, un metallo giovane, come giovani sono i bambini e i ragazzi dei gruppi contradaioli; e il rame, il metallo che l’umanità usa da più tempo. Un connubio perfetto che ben rappresenta la grande Festa senese.
La linfa vitale dei piccoli senesi che ha permesso e permetterà a Siena di continuare in eterno a divertirsi con quel gioco unico al mondo, capace di far vivere in parallelo storia e modernità. Passato e presente.