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American Psycho e Fight Club tra i titoli della nuova stagione di Alta Fedeltà

“Queer”, “American Psycho”, “Tre ciotole”, “Liberami dal nulla”, “Scompartimento N. 6”, “Il gattopardo”, “Fight Club”, “La mia Africa”: questi i titoli in programma per Alta Fedeltà, stagione 2025-2026, il gruppo di lettura sulle trasposizioni cinematografiche organizzato alla libreria Rebecca a Siena.

Gli incontri, totalmente gratuiti, si svolgeranno con cadenza mensile fino a maggio in via Pantaneto n. 132 (sede della Rebecca) insieme a Martina Bisogni e Assunta Barra Parisi, proprietarie della libreria.

A moderare gli eventi la giornalista e scrittrice Simona Merlo.
Dopo il primo appuntamento dedicato a Queer di William S. Burroughs, fonte di ispirazione per l’omonimo film di Luca Guadagnino, al centro del dibattito di domenica 9 novembre sarà American Psycho di Bret Easton Ellis.

Il terzo romanzo dello sceneggiatore e scrittore statunitense fu qualcosa di più di un evento letterario: American Psycho era l’incarnazione dell’indecenza, della divisione, un libro violento e disgustoso. Prima della sua pubblicazione, avvenuta nel 1991 grazie a Vintage Books, venne fiutato da ben 34 case editrici.

In un’intervista rilasciata al New York Times nel 1991, Bret Easton Ellis rispose così alle tante accuse che da più parti gli piombarono addosso: «Negli anni in cui ho lavorato al libro, non sapevo quanto violento sarebbe diventato. Ma mi sembrava chiaro che Bateman avrebbe descritto questi atti di violenza nello stesso tono stupido, eccessivamente dettagliato e piatto con cui descrive qualsiasi altra cosa – i suoi vestiti, i suoi pasti, i suoi esercizi di ginnastica. Mi sembrava che non dovesse vietarsi di raccontare al lettore quello che faceva quando uccideva.

Per me era una scelta estetica che aveva senso. Scrivevo di una società in cui la superficie era diventata l’unica cosa.
Tutto era superficie – il cibo, i vestiti – che è ciò che definisce le persone. Così ho scritto un libro che è solo azione superficiale: nessuna narratività, nessun personaggio a cui aderire, piatto, ripetitivo all’infinito. Ho usato la commedia per cogliere l’assoluta banalità della violenza di un decennio perverso».

American Psycho congelò l’immagine di New York degli anni Novanta, raccontò il mondo della finanza e dei giovani ricchi perfettamente sovrapponibili al loro stile di vita, fatto di consumi eccessivi, di superficialità e nient’altro: sesso, droga, ossessione del corpo perfetto e della propria salute. Narcisismo e vuoto assoluto.

Irvine Welsh lo ha definito sul Guardian un classico moderno della letteratura (qui il link www.theguardian.com/books/2015/jan/10/american-psycho-bret-easton-ellis-irvine-welsh), un libro illuminante e vero che racconta cosa fosse l’America di quegli anni, sopra le righe e necessario al pari di Fight Club di Chuck Palahniuk (di cui parleremo tra qualche mese: promesso! Voi, però, continuare a leggerci).

Mary Harron, regista canadese, ne fece un film nel 2000 con un giovanissimo Christian Bale nella parte di Patrick Bateman, il protagonista razzista e misogino che usa le donne, tutte tranne la propria segretaria, come oggetti per sfogarsi fisicamente e verbalmente. Violenze che arrivano fino alla tortura e a tanto altro che non vi anticipiamo. Naturalmente anche il film suscitò reazioni avverse e pareri contrastanti.

L’autore fa parlare così Patrick Bateman: «In me non albergava alcun sentimento chiaro e definito. Provavo solo, a fasi alterne, una smodata avidità e un totale disgusto. Avevo tutte le caratteristiche di un essere umano – carne, ossa, sangue, pelle, capelli – ma la mia spersonalizzazione era tanto intensa, era penetrata così in profondo, che non esisteva più in me la normale capacità di provare compassione. Questa era stata sradicata, cancellata del tutto. Io stavo semplicemente imitando la realtà; avevo una vaga somiglianza con un essere umano; solo un’area limitata del mio cervello funzionava ancora. Qualcosa di orribile stava accadendo, ma non riuscivo a capirne il motivo; non riuscivo neppure a capire di che cosa effettivamente si trattasse.»

Per concludere tutti gli incontri di “Alta fedeltà” sono organizzati di domenica alle ore 17. Per partecipare è preferibile aver letto il libro e aver visto il film.

Se desiderate avere maggiori informazioni o prenotare il vostro posto, scrivete a rebeccalibreria@gmail.com e/o seguite gli aggiornamenti sui canali social della libreria (Facebook, Instagram, TikTok) o sul canale Telegram GDL Alta Fedeltà.

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