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Il processo sul «buco all’università» è entrato nel vivo

Dopo diversi rinvii l’udienza fissata per il pomeriggio di ieri ha visto protagonista il rettore Angelo Riccaboni: “Al mio arrivo trovai 51 milioni di euro di buco – ha affermato in aula , sentito dal pm Antonino Nastasi – per questo sono state attivate verifiche interne e le necessarie manovre correttive”.

A precedere la sua deposizione, durata meno di mezz’ora, quelle dei marescialli della Gdf che hanno condotto le indagini, Nicola Mozzillo e Giuseppe Capomaccio. Quest’ultimo ha rivelato che nell’ottobre 2009 gli uomini delle Fiamme Gialle effettuarono un pedinamento nei confronti dell’allora direttore amministrativo dell’università di Siena, Emilio Miccolis. Il pedinamento sarebbe stato necessario a verificare che i viaggi di Miccolis a Roma fossero stati fatti con auto e conducente a spese dell’ateneo senza che il direttore amministrativo avesse reali impegni o appuntamenti di lavoro nella Capitale. La testimonianza di Capomaccio ha anche ricostruito l’affidamento in gestione di un bar all’interno dell’ateneo che non sarebbe avvenuta tramite gara d’appalto o dopo un’indagine di mercato, ma per affidamento diretto.

Nell’inchiesta sul buco di bilancio dell’ateneo senese sono indagate 14 persone tra cui due ex rettori, Piero Tosi e Silvano Focardi, imputati a vario titolo di abuso d’ufficio, falso ideologico e peculato. Secondo l’accusa avrebbero “gonfiato bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell’istituzione contabilizzando residui attivi inesistenti per decine di milioni”.

La prossima udienza è stata fissata per il 17 febbraio e saranno ascoltati altri testimoni indicati dal pm Nastasi

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